Georgia, l’ambasciatore italiano coccola i filorussi: interrogazione di Lombardo a Tajani

Guglielmo Tornitore
05/02/2025
Frontiere

«Tutto normale?» È la domanda spontanea che si fa il giornalista Marco Fattorini (e qualche settimana fa nostro ospite in una diretta streaming) di fronte all’atteggiamento dell’Italia nei confronti della drammatica deriva autoritaria in atto in Georgia. Mentre il regime filorusso che guida abusivamente il Paese svuota le istituzioni, picchia e arresta chi protesta, Roma non prende una posizione netta e il nostro ambasciatore a Tbilisi, Massimiliano D’Antuono, si premura di incontrare la ministra georgiana degli Affari Esteri Maka Botchorishvili per “discutere di relazioni bilaterali”. Un comportamento che, di fatto, legittima il governo di Sogno Georgiano (GD), salito al potere in seguito a elezioni irregolari, denunciate dagli osservatori internazionali e segnate da forti interferenze straniere.

Nel frattempo, il popolo georgiano protesta da mesi, chiedendo nuove elezioni dopo che le consultazioni del 26 ottobre 2024 sono state macchiate da compravendita di voti, intimidazioni e violazioni della segretezza. Gli stessi osservatori dell’OSCE, nel loro rapporto pubblicato lo scorso 20 dicembre, hanno puntato il dito contro numerose violazioni che hanno minato la credibilità dell’intero processo elettorale. A ciò si somma la legge sugli “agenti stranieri”, già approvata dal governo e sfruttata per restringere la libertà di stampa, bloccare l’azione di attivisti e partiti di opposizione e limitare l’osservazione indipendente dei seggi.

Nelle ultime settimane, alle denunce internazionali si sono aggiunti i continui episodi di violenza: centinaia di arresti arbitrari, percosse, l’uso di Titushki (squadristi e agitatori filo-russi) per colpire gli oppositori e, tra i casi più eclatanti, l’attacco all’ex Primo Ministro Giorgi Gakharia (lo scorso 16 gennaio), così come le aggressioni alla giornalista Maka Chikhladze e al suo cameraman Giorgi Shetsiruli, entrambi finiti in ospedale con gravi lesioni. Sul fronte politico, diversi leader dell’opposizione sono stati incarcerati o intimiditi, e il Paese ha di fatto interrotto il suo percorso di adesione all’Unione europea. Eppure, c’è un ambasciatore italiano che si muove in Georgia con l’ingenuità di Alice nel paese delle meraviglie, quasi ignaro che il Consiglio Affari Esteri dello scorso dicembre ha discusso apertamente di sanzioni contro la Georgia e ha puntato il dito contro la deriva autoritaria in atto.

L’interrogazione di Lombardo al Senato

Un passo fasso imperdonabile dell’ambasciatore o una linea precisa tracciata dalla Farnesina? “Il ministro Tajani ha affermato che il compito dell’Italia è quello di ‘mantenere canali di interlocuzione, anche critica, con il nuovo governo’ della Georgia – commenta il senatore di Azione, Marco Lombardo – Ma quale immagine stiamo dando dell’Italia al popolo georgiano che protesta contro le irregolarità delle elezioni di ottobre? Quale immagine stiamo dando dell’Italia agli altri Paesi europei che hanno preso posizione sulla Georgia nel Consiglio Affari Esteri dello scorso dicembre? Il costo politico del bilateralismo Italia-Georgia è l’indebolimento del fronte comune europeo e lo svilimento della prospettiva europea del popolo georgiano». Lombardo ha annunciato una interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani.

Tbilisi a rischio bielorussificazione

Le cronache, intanto, descrivono un Paese ormai quasi completamente isolato dall’Occidente e sempre più orientato verso una politica filo-russa. Con la nuova legge sugli “agenti stranieri”, Sogno Georgiano ha iniziato a colpire giornalisti, ONG e politici dissidenti. Parallelamente, sta svuotando le istituzioni: dalla commissione parlamentare che punta a criminalizzare gli ex governi pro-occidentali, all’abolizione dell’Ufficio per il Servizio Civile, i cui poteri vengono assorbiti da un Ufficio Anti-Corruzione controllato proprio dal partito di governo. Un percorso di “bielorussificazione” del Paese, dove ogni voce critica viene ridotta al silenzio con strumenti “legali”, per poi ricorrere alla violenza quando necessario.

In questo quadro, l’incontro dell’ambasciatore D’Antuono con la ministra georgiana, per di più con il silenzio compiacente del governo italiano, suona come una legittimazione di un regime che non nasconde il suo orientamento pro-Cremlino. L’interrogativo che ci poniamo, e che dunque rende particolarmente importante l’iniziativa parlamentare di Lombardo, è se questa sia effettivamente la posizione di Antonio Tajani e del governo di Giorgia Meloni, o se piuttosto si sia trattato di un enorme e imperdonabile errore di valutazione dell’ambasciatore.

È vero che la diplomazia richiede cautela e buon viso a cattivo gioco, ma non a scapito della coerenza con i princìpi democratici e con la strategia comune europea, cioè della nostra autorevolezza come Paese. Alla fine, in quest’ambiguità, a fare le spese è proprio la credibilità dell’Italia sia di fronte agli alleati sia di fronte al popolo georgiano in piazza da settimane.

A nostro parere, in attesa della replica di Tajani all’interrogazione di Lombardo, non può che esserci un solo esito: le dimissioni dell’ambasciatore italiano a Tbilisi. È un atto che riterremmo inevitabile per ristabilire la posizione dell’Italia nel solco della linea europea e segnalare chiaramente la nostra contrarietà alla deriva autoritaria di Sogno Georgiano.