Derussificazione: la paura profonda che muove Putin

Vittorio Tozzini
02/12/2024
Frontiere

Le scelte militari e politiche della Russia sotto Vladimir Putin ruotano attorno a un elemento centrale: la paura della “derussificazione”. Questo timore, radicato nella storia imperiale e sovietica, è chiave per comprendere il conflitto in Ucraina e le tensioni nelle periferie geopolitiche russe, dalla Siberia ai confini con la Cina. La politica di Mosca si presenta come una reazione difensiva, ma la sua aggressività rischia di accelerare un processo che lo stesso zar Putin vuole evitare.  

Un impero senza decolonizzazione

La Russia è stata un impero coloniale che ha esteso la sua influenza su territori vasti e popolazioni diverse. Tuttavia, a differenza di Paesi come Francia e Regno Unito, che hanno affrontato un processo di decolonizzazione dopo la Seconda guerra mondiale, Mosca non ha mai riconosciuto la natura coloniale del proprio dominio né intrapreso un percorso di elaborazione storica. Questa mancanza ha reso il suo rapporto con le ex repubbliche sovietiche e le regioni interne particolarmente problematico, alimentando una narrazione che identifica ogni emancipazione come una minaccia esistenziale.  

La dissoluzione dell’URSS come trauma

La dissoluzione dell’URSS nel 1991 è stata vissuta come una “decolonizzazione forzata“. La perdita delle repubbliche baltiche e delle ex repubbliche sovietiche, come Ucraina, Georgia e Moldova, è stata percepita come una minaccia alla sicurezza e all’identità russa. Putin stesso ha definito il crollo dell’URSS “la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo“. Questa prospettiva non è solo un riferimento storico: guida oggi molte delle sue decisioni politiche e militari. La guerra in Ucraina è più di un conflitto territoriale: è una battaglia contro la derussificazione. L’Ucraina, storicamente considerata il cuore della Rus’ di Kiev, si è progressivamente allontanata dall’influenza russa verso l’Europa e la NATO, sfidando la narrazione di Mosca come legittima erede di questo spazio culturale. Per Putin, perdere l’Ucraina significa non solo indebolire la Russia geopoliticamente, ma anche rinunciare a un elemento centrale della propria identità storica.  

La retorica del genocidio culturale

Le azioni russe in Crimea nel 2014 e nel Donbass, così come l’invasione del 2022, sono state giustificate da Putin come protezione delle comunità russofone e contrasto a un presunto “genocidio culturale”. Tuttavia, queste scelte riflettono il timore di perdere ulteriormente il controllo su una regione chiave per l’identità e la sicurezza russa. La stessa guerra è utilizzata come strumento per consolidare il consenso interno, facendo leva su una narrativa nazionalista e imperialista. Il timore della derussificazione non riguarda solo l’Europa orientale, ma anche la Siberia e le regioni al confine con la Cina. Questi territori, ricchi di risorse naturali, sono stati storicamente oggetto di colonizzazione da parte di Mosca. Oggi, però, la crescente influenza cinese rappresenta una sfida. Nelle regioni orientali della Russia, Pechino ha saputo affermare la propria presenza economica, attirando investimenti, lavoro e risorse.  

La Cina e il controllo russo

Attraverso accordi per lo sfruttamento di terre agricole e investimenti infrastrutturali, la Cina rafforza la sua presenza in Siberia. Un esempio è la concessione di 15.000 ettari nel Trans-Bajkal a imprese cinesi, alimentando il timore di un cambiamento demografico e culturale che potrebbe erodere il controllo russo nella regione. La cooperazione economica nasconde il rischio che Mosca diventi dipendente da Pechino, soprattutto in un momento in cui le sanzioni occidentali stanno colpendo duramente la sua economia.

Un equilibrio sostenibile

La politica estera di Putin è profondamente influenzata dalla paura della derussificazione. Il timore motiva le azioni aggressive verso l’Ucraina, altre repubbliche ex sovietiche, così come il controllo rigido sulle periferie interne della Federazione. Tuttavia, questa politica si scontra con una realtà mutevole che sfugge al controllo russo. La strategia difensiva basata su aggressione e controllo potrebbe rivelarsi insostenibile. La crescente influenza cinese, le divisioni interne e le conseguenze delle guerre in corso rischiano di accelerare ciò che Putin teme: la perdita di identità e potere della Russia come Impero.