Polonia, la destra nazionalista conquista il “Quirinale”. Cosa cambia per l’Europa?

Vincenzo D'Arienzo
02/06/2025
Poteri

Da tempo, su L’Europeista, seguiamo con estrema attenzione l’evoluzione politica della Polonia. Non è solo un barometro interno: Varsavia è ormai un nodo centrale nelle dinamiche europee. È il teatro più visibile dello scontro tra sovranismo e integrazione, ma anche un attore chiave nella costruzione della difesa comune europea. Con una spesa militare in forte crescita e una posizione strategica al confine con l’Ucraina e la Bielorussia, la Polonia gioca un ruolo cruciale nell’equilibrio di sicurezza dell’intero continente, soprattutto nei rapporti con Mosca. Ogni svolta politica a Varsavia ha implicazioni che vanno ben oltre i suoi confini.

È in questo contesto che si inserisce la vittoria di Karol Nawrocki alle presidenziali: una vittoria di misura, ma dal peso politico enorme. Con il 50,89% dei voti, Karol Nawrocki è stato eletto presidente della Polonia, superando al ballottaggio il sindaco liberal-conservatore di Varsavia, Rafal Trzaskowski. L’affluenza ha raggiunto il 72,8%, un dato alto che conferma quanto questa tornata elettorale sia stata vissuta come un crocevia cruciale per il futuro del Paese. Gli elettori si sono mobilitati in massa, consapevoli che non si trattava solo di scegliere un capo dello Stato, ma di indirizzare la rotta dell’intera nazione.

Una vittoria col fiato corto

Per Diritto e Giustizia (PiS), partito nazional-conservatore, è tecnicamente una conferma al vertice dello Stato (il presidente uscente Andrzej Duda è dello stesso partito del nuovo). Ma negli ultimi tempi il PiS aveva perso terreno, logorato dalle tensioni con l’Unione Europea, dalle accuse di indebolire lo Stato di diritto e dalla gestione incerta dell’economia interna, e dunque la vittoria di Nawrocki offre al partito una nuova leva istituzionale e uno slancio in vista delle future elezioni parlamentari.

Detto questo, il margine strettissimo evidenzia un Paese lacerato. Due visioni della Polonia si affrontano senza sosta: da un lato il richiamo identitario e sovranista, dall’altro un’idea di modernizzazione ancorata ai valori liberali e all’integrazione europea. Nessuna delle due riesce a imporsi con decisione.

Nawrocki: storico, conservatore, anima ideologica del PiS

Fino a poco tempo fa, Karol Nawrocki era conosciuto soprattutto per il suo ruolo alla guida dell’Istituto della Memoria Nazionale. Oggi incarna l’anima ideologica più pura del PiS. Storico di formazione, è un convinto sostenitore di una narrazione patriottica del passato, diffidente verso l’influenza culturale occidentale, che considera decadente e corrosiva. Difende una visione sovranista dello Stato, in cui identità nazionale, religione e autorità sono cardini irrinunciabili. La sua elezione apre a un nuovo equilibrio istituzionale: il PiS conquista il Quirinale di Varsavia, mentre il governo rimane nelle mani della Coalizione Civica (KO) di Donald Tusk, più centrista e filo-europea. La coabitazione tra queste due forze opposte promette scontri duri su giustizia, istruzione, media pubblici e politiche migratorie.



Bruxelles osserva, tra cautela e inquietudine

Per l’Unione Europea, il ritorno del PiS al vertice dello Stato è motivo di attenzione e allerta. Sebbene il presidente non abbia potere esecutivo diretto, può bloccare leggi, porre veti e rallentare processi chiave, tra cui le riforme necessarie per sbloccare i fondi europei legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. A Bruxelles si spera che Nawrocki, una volta insediato, adotti un tono più istituzionale e meno aggressivo di quello mostrato durante la campagna elettorale. Ma il timore che diventi il garante di una linea dura nei confronti dell’UE è tutt’altro che infondato. Il clima potrebbe irrigidirsi ulteriormente, riportando al centro lo scontro tra sovranismo e integrazione.

Un Paese da ricucire

Al di là della vittoria di Nawrocki, le urne hanno rivelato un Paese diviso lungo faglie profonde: città contro campagne, giovani contro anziani, progressismo urbano contro conservatorismo tradizionale. La spaccatura non è solo elettorale, ma identitaria. Riguarda la visione stessa di cosa debba essere la Polonia nel XXI secolo. Il compito che attende Nawrocki è enorme: sarà capace di uscire dal ruolo di uomo di partito per diventare un presidente di tutti? La sua presidenza si apre in un momento di grande fragilità. E serviranno equilibrio, ascolto e senso dello Stato per evitare che questa vittoria stretta si trasformi in un nuovo punto di rottura. In gioco non c’è solo la stabilità interna, ma anche il ruolo della Polonia nel cuore dell’Europa.