Un podcast per raccontare Altiero Spinelli e le sue battaglie per l’Europa

Giacomo Barelli
12/06/2025
Radici

Altiero Spinelli è uno dei padri fondatori dell’Europa di cui non si conosce pienamente il pensiero, alle volte ridotto in modo un po’ semplicistico solo al periodo del confino di Ventotene o della sua militanza giovanile comunista e antifascista. Ma la vita politica di Spinelli è stata un’epopea complessa, fatta di contrasti, intuizioni e solitudini. A raccontare questo intreccio avvincente di storie c’è un podcast uscito lo scorso 19 maggio e prodotto da Fandango dal titoloUlisse. Vita e battaglie di Altiero Spinelli”, scritto e interpretato da Massimiliano Coccia. Nelle sette puntate che si possono reperire su tutte le piattaforme di ascolto (Spotify e Apple Podcast su tutte), Coccia ripercorre in modo rigoroso e narrativamente avvincente ottant’anni di vita di Spinelli che si sovrappongono alla vita del nostro Paese e dell’Europa. Una cucitura sonora fatta con maestria dove le voci di Altiero Spinelli, Ada Rossi, Giorgio Napolitano, Ursula Hirschmann si intrecciano con le musiche del compositore già vincitore del Nastro d’argento, Pasquale Catalano, e la guida storica di Piero Graglia che fa cantore in modo sapiente alle centinaia di eventi che contraddistinguono la vita del politico antifascista. Sullo sfondo i rumori dell’isola di Ventotene, luogo del principio e della fine.

Quella che segue è un’intervista con Massimiliano Coccia, autore e voce del podcast.

Il podcast inizia a Ventotene, che assume per Spinelli lo stesso significato che per Ulisse ebbe Itaca. Come mai questa scelta?
La vita di Altiero Spinelli inizia a Roma, città dove nasce e cresce, dove inizia a militare nel Partito Comunista, ma ha la sua svolta a Ventotene dove diventerà adulto, incontrerà la donna della sua vita (Ursula Hirschmann, ndr) e dove insieme ad Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni scriverà il Manifesto per un’Europa libera e unita. Sembra quasi che per tutta la vita il fato lo porterà a Ventotene e lì lo farà ritornare, come fu per Ulisse (che fu il nome di battaglia durante il fascismo, ndr). Mi piaceva l’idea di usare la metafora epica per raccontare una vita straordinaria, la vita di un eroe del nostro tempo che non si è arreso alle sconfitte, alla prigionia e alle avversità.

Perché hai scelto di farlo questo podcast?
È una scelta nata in tempi non sospetti rispetto alle ultime polemiche che hanno visto al centro il “Manifesto di Ventotene”. Spinelli è stato fondamentale nella mia crescita morale e politica, è sempre stato un personaggio in cui inciampavo, me lo sono ritrovato davanti tante volte fin da ragazzino, quando a Ventotene andavo più per istinto che per motivazione ideale. Di Spinelli parlavo con Marco Pannella che lo ricordava con amore e ammirazione e mi diceva “era tante cose Altiero, tante sue battaglie ancora non sono comprese. Ma lo scopriranno tutti”.

A proposito di Pannella, nel podcast ci sono molti contributi dell’archivio di Radio Radicale.
Sono molto felice di questo e ringrazio la direttrice Giovanna Reanda per la collaborazione. Ho passato anni molto belli in radio e il metodo di ricerca storica l’ho appreso proprio lì. Volevo che ci fossero quelle voci gracchianti, bellissime e commoventi che arrivano dal passato. Spinelli, Ada Rossi, Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella e tanti altri compongono una spirale di storie e di voci importante, un tappeto sonoro essenziale nel mio lavoro.

Altiero Spinelli cosa ha da insegnarci oggi?
Innanzitutto siamo immersi in una dimensione problematica dell’Europa e del mondo intorno a noi che aveva previsto, analizzato e che con la sua lotta aveva cercato di cambiare. Il federalismo europeo spinelliano rimane l’unico strumento ideologico attuale rispetto alle idee del ‘900 e gli Stati Uniti d’Europa l’unica invenzione che può dare diritti, libertà, prosperità e democrazia ai giorni che verranno. Spinelli non era un idealista, anzi.

Colpiscono infatti alcuni passaggi in cui parla di difesa comune, dei missili di Comiso, in cui critica il marxismo e il Partito Comunista…
Sì, Spinelli vide come un fallimento enorme la mancanza di un accordo sulla difesa comune, la CED negli anni ‘50, voleva un’Europa come terza forza sullo scacchiere, immaginava una costruzione politica e pragmatica del futuro. Questo senso della realtà lo portò a partire dagli anni del carcere e del confino ad allontanarsi fino ad essere espulso dal Partito Comunista, si riavvicinò anni dopo nella prospettiva di lavorare per un ancoraggio dei comunisti alla prospettiva europea. Era un eterodosso, un intellettuale finissimo, un uomo che problematizzava e che per questo subiva esili e solitudini anche tra i suoi compagni.

C’è spazio anche per la vita privata, per l’amore tra Altiero e Ursula.
Questa dimensione è molto presente in tutto il podcast che si chiude proprio con una lettera di Spinelli a Hirschmann letta da Carlo De Ruggieri in cui scrive “ho un giardino chiuso che è al di qua dell’azione, una sfera nella quale non si tratta di creare e dare ad altri e per altri, ma di vivere con pienezza, con felicità, possedendo sempre tutto, e perciò con un senso profondo di perfezione e di eternità, di infinito. Questo giardino chiuso sei tu, presente passato e futuro e reale, a quattro dimensioni. Sei tu e siamo noi due, è il nostro amore”. Anche per questo voglio molto bene a questo lavoro.