Tre cose che non ho letto da nessuna parte sulle elezioni locali negli USA

tre cose che non ho letto da nessuna parte sulle elezioni locali in USA
Marco Campione
05/11/2025
Appunti di Viaggio

Propongo alcune considerazioni fuori dagli schemi, “out of the box” come direbbero quelli seri, sul “super martedì” elettorale negli Stati Uniti.

  1. L𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐌𝐚𝐦𝐝𝐚𝐧𝐢 𝐚 𝐍𝐞𝐰 𝐘𝐨𝐫𝐤 è 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧’𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭à.
    Da nessuna altra parte il candidato sconfitto alle primarie dei Democratici avrebbe potuto candidarsi senza conseguenze per il candidato “ufficiale”. I due candidati iscritti al Partito Democratico (Cuomo e Mamdani) hanno raccolto insieme il 90% dei consensi, portando l’affluenza ai massimi storici per la città di New York.
  2. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐭𝐭𝐨𝐧𝐨 “𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢”, 𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐒𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐜𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐝𝐞𝐬𝐬𝐨.
    Riuscirà ad amministrare senza deludere le aspettative?
    Sarà all’altezza delle speranze che ha suscitato?
    L’asticella è molto alta.
    Auguro a Mamdani, ma soprattutto ai newyorkesi, che il nuovo Sindaco sappia superarla. In particolare sarà interessante vedere come risolverà il problema delle risorse per finanziare la sua agenda: alzerà le tasse come ha promesso, ma non è detto che dalle tasse arrivi un gettito sufficiente, come sa chiunque abbia provato a finanziare la maggiore spesa in questo modo (tanto più che i governi locali hanno molte meno possibilità di indebitarsi rispetto a quelli nazionali).
  3. 𝐍𝐨𝐧 𝐧𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 quasi 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐨, 𝐦𝐚 𝐢𝐥 𝟒 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐜𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 tre 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐢.
    New Jersey e Virginia avranno per la prima volta nella loro storia una governatrice donna. In entrambi gli Stati, in un contesto molto meno favorevole ai Democratici, le vincitrici hanno preso una percentuale più alta di quella di Mamdani a New York City, superando -questo il dato politico più significativo in prospettiva- anche quella di Kamala Harris alle Presidenziali.
    E sono due donne con una agenda e un profilo tutt’altro che radicali.
    Si è tenuto, poi, il referendum per ridisegnare i collegi elettorali in California, riequilibrando quanto è stato fatto dai trumpiani nel Texas. Il suo successo è stato soprattutto il successo del governatore Gavin Newsom, che dall’inizio di quest’anno si sta guadagnando le prime pagine grazie al suo approccio più muscolare verso Trump, al quale ha risposto colpo su colpo con un’aggressività finora sconosciuta alla sinistra “istituzionale”.

Tutto questo mi porta a dire cosa?
Nulla di più di quello che ho scritto, se non mettere in guardia dalle semplificazioni e dal provincialismo italico, che porta spesso i commentatori (e i social a ruota) a utilizzare il nostro paese come metro di giudizio dei fatti che accadono nel mondo.

Lo ha ben argomentato il Prof. Castellani, intervistato da Simone Spetia su Radio 24 mercoledì mattina: prima di fare paragoni bisogna tenere conto del contesto.