Separare le carriere conviene all’Italia europea: L’Europeista sosterrà il Sì al referendum

separare-le-carriere-conviene-all-italia-europea – rappresentazione simbolica della separazione tra giudici e pubblici ministeri in Italia.
Piercamillo Falasca
29/10/2025
Orizzonti

Il Parlamento italiano sta approvando in via definitiva la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Dopo un lungo percorso legislativo e un dibattito politico acceso, l’Italia compie un passo decisivo verso una giustizia più moderna, equilibrata e trasparente.
La riforma, sostenuta dal Governo e approvata con una maggioranza ampia, modifica l’ordinamento giudiziario, separando in modo netto i percorsi professionali dei magistrati giudicanti e requirenti, e istituendo Consigli superiori autonomi per ciascuna carriera, oltre a una Corte disciplinare indipendente.

Una giustizia più chiara e autonoma

È una riforma di sistema, non di parte. Non limita l’autonomia della magistratura, ma la rafforza attraverso la chiarezza dei ruoli: il giudice torna ad essere pienamente terzo, il pubblico ministero una parte processuale a tutti gli effetti.
In questo modo si completa, a oltre trent’anni dal codice Vassalli, la transizione verso un modello realmente accusatorio.


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Il confronto con i modelli europei

Il confronto europeo aiuta a comprendere la portata del cambiamento. In Germania, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi, giudici e pubblici ministeri hanno da sempre percorsi di carriera distinti, con organi di autogoverno separati e regole chiare sulla responsabilità disciplinare.

Il modello britannico, invece, non è comparabile: nel sistema di common law inglese, giudici e pubblici ministeri provengono dallo stesso corpo professionale dei barristers, avvocati che nel corso della carriera possono alternare ruoli di difesa, accusa o giudizio. È un sistema basato sulla tradizione e sull’esperienza professionale, non su carriere pubbliche separate come nei Paesi dell’Europa continentale.

Un passo verso l’Europa della giustizia

L’Italia si allinea così alle migliori pratiche europee e internazionali, superando un modello anomalo che consentiva passaggi di funzione e creava commistioni culturali e operative tra chi giudica e chi accusa.
La separazione delle carriere non è una concessione alla politica, ma un passo avanti nella costruzione di uno Stato di diritto più credibile, in cui le garanzie del cittadino e la certezza del giudizio siano tutelate da una distinzione netta di funzioni, responsabilità e poteri.

Fiducia, investimenti e responsabilità

Il nuovo ordinamento, inoltre, contribuisce a rafforzare la fiducia dei cittadini e degli investitori internazionali nella capacità dell’Italia di garantire processi equi, tempi ragionevoli e un sistema giudiziario trasparente.
È una riforma che guarda all’Europa, riafferma i principi liberali e costituzionali e restituisce alla giustizia la sua doppia vocazione: autonoma, ma anche efficiente e responsabile.

Verso il referendum del 2026

Nella primavera del 2026 si terrà il referendum confermativo della riforma.
Per tutte le ragioni esposte sopra, L’Europeista sosterrà il Sì alla riforma e aderisce fin da subito al comitato “Sì Separa”, promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi e presieduto da Giandomenico Caiazza.
Separare le carriere non è dividere la magistratura, ma unire il Paese intorno a un’idea più matura, moderna ed europea di giustizia.