Provaci ancora, Emmanuel
Nel momento in cui scrivo (10 ottobre 2025) la situazione è fondamentalmente la stessa dal 7 luglio 2024: ovvero la Francia non ha di fatto un governo.
Nessuno ha mai capito bene cosa sia passato per l’anticamera del cervello di Manu la sera delle elezioni europee il 9 giugno 2024, un gesto di stizza per la vittoria del RN, un azzardo da giocatore di poker, ma il risultato è stato a dir poco catastrofico: “la ruine de la France” stigmatizzava ieri mattina Le Figaro.
Errori o orrori che hanno creato un effetto palla di neve: il sacrificio di Attal, politico capace e suo fedelissimo, che oltretutto aveva abbastanza numeri per non essere censurato*, il pasticcio della desistenza che ha poi massacrato i suoi e favorito la sinistra, LFI di Mélanchon inclusa, l’ingovernabilità assoluta che sta mandando in crash l’intero impianto, che sembrava granitico,della V Repubblica.
Manu ci ha provato tre volte (più o meno) ma sempre senza convinzione e senza metterci la faccia. Tre primi ministri fotocopia con tre governi fotocopia, anche se l’ultimo non è nemmeno pervenuto, che non hanno mai avuto nessuna possibilità di stare in piedi. Anche perché la crisi, nonostante fosse evidentemente gravissima, è stata gestita con incomprensibile distacco ed arroganza in primisda lui stesso.
Ma va anche detto che lui non ha tutte le colpe, l’insieme della politica francese e forse dell’intera società si trova in una forte crisi identitaria e non è stata in grado di trovare delle idee concrete per gestire la crisi.

I partiti – basti pensare ai nomi: abbiamo ancora in giro il PCF – sono intrisi di massimalismo, ragionano ancora come negli anni ’80 e come se la Francia fosse al di fuori dalle leggi del mercato. Nonostante la situazione palesemente gravissima sotto tutti i punti di vista, non sono stati capaci di trovare una soluzione per salvare il paese. Tanto per fare un confronto, in Italia (vero che qui il compromesso è una religione) si è riusciti a far governare insieme la Lega e il M5S…
E gli stessi francesi, abituati da decenni a vivere con uno stato avido e costoso ma pure paternalista e assistenzialista, da quando il sistema ha iniziato a battere in testa hanno iniziato a perdere i loro riferimenti e forse il contatto con la realtà. Vedi la discussione e le reazioni sulla riferma delle pensioni.
E ora? Nonostante il tentativo di Manu di guadagnare tempo non vedo, e direi che nessuno vede, grandi alternative a nuove elezioni. Il punto è se solo legislative oppure anche presidenziali, come chiesto dall’ex amicone Éduard Philippe, che ora sembra il candidato centrista più forte. Ovviamente gli stessi sondaggi danno strafavorito l’RN come partito e Bardela favorito come candidato presidente (dato che Marine Le Pen è ineleggibile), e quindi si riproporrebbe il problema esattamente come nel 2024, dato che sempre più francesi non sanno più che pesci pigliare e tenteranno la carta sovranista. Carta forse disperata, perché a parte sulla questione dell’immigrazione, l’RN non ha mai espresso grandi idee e programmi sui problemi chiave che dovrà affrontare il futuro governo, al netto delle note e discutibili posizioni in politica internazionale e sull’Europa.

Ma è sensato, continuare a fare muri e trucchetti, peraltro autolesionisti, verso un partito che probabilmente avrà più del 35% dei voti? Oppure si deve metterlo alla prova e “canalizzare” le energie che rappresenta per cercare di ricostruire nuovi equilibri? Intorno a questa domanda gira il futuro della Francia e forse dell’Europa.
* in Francia il governo non deve avere la fiducia ma evitare di avere la sfiducia che si chiama censura e prevede un numero minimo di voti a favore.








