Polonia al bivio: presidenziali tra protagonismo e isolamento

Il 2025 è l’anno della Polonia. In conclusione del semestre alla guida del Consiglio europeo, il paese sarmatico ha pienamente consolidato la sua nuova dimensione di leadership sul piano internazionale e continentale. Ora la aspettano le elezioni presidenziali, il 18 maggio.
Saranno l’abbrivio di una nuova “golden age” polacca o un freno per la politica del paese? Scopriamolo insieme.
La recente ascesa del fu “Cristo delle Nazioni”
Diversi commentatori, nel vedere il PM polacco Donald Tusk rappresentare i willing europei a Kiev accanto a Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz, si sono detti sorpresi. (grande assente: Giorgia Meloni; ma questo è un altro discorso)
Noi de L’Europeista, no. Sono mesi che parliamo della rinascita economica e politica della Polonia, nazione da considerarsi ormai a tutti gli effetti perno del nostro continente.
( i nostri approfondimenti: Come la Polonia sta diventando il motore d’Europa ; Come la Polonia ha spiccato il volo (e ora guida l’Europa) )
Nel bel mezzo di questa congiuntura internazionale ed economica favorevole, domenica 18 maggio i cittadini maggiorenni del paese saranno chiamati ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica di Polonia.
Chi succederà ad Andrzej Duda?
Dal 2015 lo scranno di Presidente è occupato da Andrzej Duda, storico esponente del PiS (Diritto e Giustizia).
Giunto al limite costituzionale dei due mandati, Duda lascia il Palazzo Presidenziale dopo 10 anni contraddistinti da tensioni e continue mediazioni; durante i quali la sua influenza è stata determinante per la risoluzione di molteplici controversie politiche.
L’operato del presidente uscente ha oscillato tra ragion di partito e ragion di stato, con un crescente distaccamento nei confronti di alcune posizioni del PiS su temi chiave come giustizia e libertà di stampa, da lui stesso definite “costituzionalmente eversive”.
Nel corso degli anni sono state numerose le polemiche con le autorità europee, soprattutto durante i governi Morawiecki e Szydło, corollate da ben 49 procedure d’infrazione aperte dal 2015 al 2023.
Non ha mai tradito l’euroscetticismo, principio portante delle sue campagne elettorali insieme alle necessarie ristrettezze nell’ambito dei diritti civili e dell’immigrazione.
Non sono mancati i veti a diverse proposte del governo Tusk su diritti sociali e politiche cosmopolite, mentre relativamente al tema dell’immigrazione dai paesi attigui ha favorito un allineamento tra le posizioni del PiS e di Piattaforma Civica.
Il cambio di rotta avviene nel 2022, quando esorta fortemente il governo Morawiecki ad avviare massicce procedure di accoglienza dei rifugiati ucraini e ad inviare immediatamente aiuti umanitari e militari a Kiev, in concerto con gli altri paesi europei.
Inoltre, Duda si è fatto portatore massimo della politica atlantica della Polonia, sviluppando ottime relazioni con tutte le amministrazioni succedutesi, nell’ottica di promuovere maggiore cooperazione economica e militare tra i due paesi. In ambito di deterrenza bellica, ha mostrato convergenza con l’UE e con il suo primo ministro di segno opposto Donald Tusk rispetto al piano Rearm Europe.
Chi sarà a succedergli?
Rafał Trzaskowski, candidato di Piattaforma Civica

Il candidato del partito dell’attuale primo ministro è Rafał Trzaskowski, sindaco della capitale Varsavia dal 2018.
Trzaskowski non è nuovo alla competizione presidenziale, dopo aver già nel 2020 sfidato Duda alle urne, venendo sconfitto di misura al ballottaggio.
Il primo cittadino è risultato di nuovo vincente dalle primarie interne al suo partito, superando a novembre lo sfidante Radoslaw Sikorski, attuale Ministro degli esteri, con il 75% dei consensi tra gli iscritti.
53 anni e due lauree, in filologia inglese e relazioni internazionali. Da sempre attento alle questioni europee e geopolitiche fin dal suo primo mandato da europarlamentare nel 2009. Ha ricoperto la carica di Segretario di Stato agli esteri e Ministro di Amministrazione e digitalizzazione nel primo governo Tusk.
Nel suo mandato da primo cittadino ha implementato le politiche di welfare, abbattendo le spese per l’infanzia anche grazie al servizio gratuito di asili nido comunali. Molto criticate le sue posizioni laiche e pro-LGBT, con le contestatissime decisioni di far rimuovere il crocifisso dagli uffici comunali e di concedere il patrocinio all’annuale “Gay Pride Parade”.
Sta conducendo la campagna presidenziale sulla linea dell’attuale governo Tusk, rilanciando l’impegno europeista e un vasto programma di riforme liberali in campo economico-sociale. Promotore del “Patto delle città libere”, siglato da sindaco insieme alle altre capitali di Visegrad, intende riproporre il modello su scala nazionale, dando al patto V4 connotati liberali e federalisti.
Nonostante la linea filo-governativa, nessuno degli altri tre partiti rappresentati in consiglio dei ministri (Polonia 2050, Partito Popolare Polacco, Sinistra Lib) ha deciso di appoggiare la sua candidatura. I più importanti sondaggisti polacchi lo attestano tra il 30 e il 33 percento di consensi al primo turno. (Newsweek; Fakt)
Karol Nawrocki, candidato di Diritto e Giustizia

42 anni e nessuna esperienza in politica. Questo il profilo scelto direttamente dal leader del PiS, Jarosław Kaczyński, per rappresentare il partito alle presidenziali.
Attualmente direttore dell’Istituto per la Memoria Nazionale, ente statale che ospita archivi e ricerche sui crimini della Seconda guerra mondiale e dell’era comunista, Nawrocki in carriera ha sempre ricoperto incarichi nell’amministrazione dei beni culturali.
Storico sostenitore del PiS, nel 2021 fu sponsorizzato dall’ex premier Morawiecki in persona per il ruolo di direttore del Museo di Danzica. E’ stato scelto da Kaczynski come figura di homo novus nel dibattito politico. Tuttavia la sua inesperienza non sta giovando alla campagna elettorale, fino ad ora costellata da numerose gaffe, che da dicembre 2024 hanno eroso il suo consenso di dieci punti.
Attualmente, i più importanti sondaggisti polacchi lo attestano tra il 25 e il 27 percento delle preferenze. (Newsweek; Fakt)
L’outsider: Sławomir Mentzen

A beneficiare dell’impopolarità di Nawrocki è indubbiamente Sławomir Mentzen, candidato del partito di estrema destra Konfederacja.
38 anni, tre in più dell’età costituzionalmente minima per ambire alla Presidenza della Repubblica. Mentzen è PhD in Economia politica e laureato in fisica, ma dal 2015 è attivo in politica.
Da sempre sostenitore di posizioni economicamente libertarie e politicamente liberticide, vanta una lunga carriera nei movimenti conservatori ed euroscettici polacchi, da sempre critici con il PiS e con l’attuale presidente Duda perché troppo propensi al compromesso con i deep power mondiali.
Dal 2022 guida il partito Konfederacja, rendendosi protagonista di stravaganti operazioni di campagna elettorale sui social network, che lo hanno portato ad essere il politico polacco più seguito su TikTok e il secondo più votato dai giovani, secondo Euractiv.
I suoi eventi elettorali attirano sempre folle di giovani, provenienti in gran parte dalle curve calcistiche, anche grazie all’operazione “Birra con Mentzen”, tramite la quale ai partecipanti vengono regalati ettolitri di birra, prodotta da Browar Mentzen, birrificio di sua proprietà.
Secondo i sondaggisti, il consenso giovanile di Mentzen è, fisiologicamente, molto instabile. Di conseguenza, le rilevazioni lo proiettano con risultati molto distanti e diversi da loro. I maggiori sondaggisti polacchi, questa settimana, stimano i suoi consensi intorno al 13 percento. (Newsweek; Fakt)
Il ruolo del Presidente della Repubblica nella costituzione del 1997
Perché queste elezioni sono così importanti?
Nella Costituzione polacca del 1997, il ruolo del Capo dello Stato non viene configurato come meramente rappresentativo come nella Repubblica Federale tedesca, o di “custodia e garanzia” dei principi costituzionali come nell’ordinamento italiano.
La Konstytucja Rzeczypospolitej Polskiej assegna al Presidente, eletto direttamente dal popolo, un ruolo centrale. Egli infatti è titolare insieme al consiglio dei ministri del potere esecutivo (Art.10), ed è dotato anche del potere di iniziativa legislativa (Art.118).
Le prerogative principali del Presidente non finiscono qui, infatti l’articolo 122 della carta costituzionale assegna al capo dello Stato il potere di veto sulle deliberazioni parlamentari.
L’atto di respingimento è discrezionale e sostanzialmente presidenziale, e costringe la Dieta parlamentare a una seconda revisione del testo, da approvare con una maggioranza rafforzata dei 3/5 dell’assemblea.
La rilevanza assunta dalle prossime elezioni ruota proprio attorno a questo potere. La coalizione di Tusk infatti non raggiunge in parlamento la maggioranza richiesta dalla revisione, e più di una volta in questo anno e mezzo di cohabitation con Duda ha dovuto stravolgere e accantonare progetti di legge minacciati e ostacolati dal veto.
Aquila sarmatica vs orso russo: la sfida cibernetica per evitare Georgescu 2.0
Il progetto Tusk è ambizioso. Portare la Polonia tra le “grandi d’Europa”, grazie a una crescita che pare inarrestabile e una rinnovata centralità geopolitica nel ruolo di perno tra Berlino, Bruxelles e Washington in funzione anti-Mosca.
Nessuno a Varsavia si dimentica del gigante russo, vigile e minacciosa potenza confinante.
Soprattutto in vista delle elezioni l’attenzione è massima: come dichiarato dal ministro per la digitalizzazione Gawkowski in occasione della presentazione del piano Election Umbrella, consistente in un piano programma di schermatura informatica da contenuti politici etero-diretti.
“siamo il paese UE più attaccato dai cyber-servizi russi, con più di seicentomila attacchi solo nel 2024 e un’intensificazione in corso con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale”
Anche l’agenzia Alliance4Europe segnala un forte aumento delle interferenze propagandistiche social “doppelganger“, guidate da Mosca tramite la diffusione organizzata centinaia di contenuti manipolativi auto-alimentati.
La grande sfida: futura potenza o stato nostalgico?
Dal confronto tra l’agenda Tusk e l’agenda Katczinsky, isomorfi con Trzaskowski e Nawrocki, si comprende il peso delle Presidenziali del 18 maggio.
Due programmi non troppo diversi nella radice ideologica, ispirata dalla Międzymorze e dal revanscismo di Adam Mickiewicz, ma profondamente divergenti nell’interpretazione pratica.
Da una parte la visione di una nazione moderna, che prospera grazie alla sua centralità nella politica europea. Dall’altra uno stato isolato e identitario, retto su rigidi principi religiosi e sociali ma nei fatti poco attrattivo e rilevante sullo scacchiere internazionale. Nel mezzo, il sempre più popolare Meltzen con la “motosega economico-sociale” spinto da fiumi di birra.
Non sappiamo come finirà. Ma sappiamo che se, come probabile, non ci sarà nessun candidato a raggiungere la maggioranza del 50% +1, si andrà il 3 giugno al ballottaggio.
E noi saremo qui a raccontarvelo