Il Parlamento europeo respinge la revoca dell’immunità a Ilaria Salis: salva per 1 voto

Vincenzo D'Arienzo
08/10/2025
Poteri

In una giornata che conferma quanto la politica europea sia sempre più polarizzata, l’Aula di Strasburgo ha deciso di non revocare l’immunità parlamentare dell’europarlamentare italiana Ilaria Salis con una maggioranza risicatissima, determinata da un solo voto di scarto. Il risultato ufficiale segnala 306 voti a favore e 305 contrari, con 17 astenuti, in una votazione a scrutinio segreto che ha acceso immediatamente tensioni politiche sul piano nazionale e transnazionale.

Contesto: perché si è arrivati al voto?

La richiesta di revoca era stata avanzata dalle autorità ungheresi, che accusano Salis di essere coinvolta in un’aggressione avvenuta durante una manifestazione a Budapest — un caso che, dal 2023, ha già avuto passaggi giudiziari e diplomatici rilevanti. La vicenda ha assunto connotati politici immediati: Salis, eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, è stata presentata dai suoi sostenitori come vittima di un uso politico della giustizia da parte di Budapest; dall’altra parte, il governo ungherese ha sostenuto che si tratti di fatti di rilevanza penale che non devono essere coperti dall’immunità.

La Commissione per gli Affari giuridici (JURI) aveva già espresso un parere e la pratica è poi arrivata in aula per la decisione finale. La votazione, svolta a scrutinio segreto, ha reso l’esito più incerto e ha favorito dinamiche di ultimo minuto nell’assetto dei gruppi politici.

Il dato politico: numeri, segreti e sospetti

Il fatto che la pratica sia stata decisa per un solo voto — e in seduta pubblica dopo un voto segreto — è il punto più rilevante dal punto di vista politico. Su questo si sono innestate immediatamente contestazioni: alcuni membri del Partito popolare europeo (PPE) hanno denunciato problemi tecnici alle apparecchiature di voto e chiesto il ripetere dell’operazione, istanza respinta dalla presidenza dell’Europarlamento. A livello italiano, la decisione ha scatenato accuse e recriminazioni tra forze politiche di centrodestra, con Matteo Salvini che ha parlato di tradimento e altri attori che hanno respinto le imputazioni.

Quel che emerge è dunque una doppia rilevanza: da un lato la sostanza giuridica del caso — la verifica se i fatti possono o meno essere ricollegati all’attività politica e pertanto coperti dall’immunità — dall’altro la valenza simbolica della decisione per l’equilibrio dei rapporti interni ai gruppi politici europei.



Analisi giuridica: immunità parlamentare e limiti della protezione

L’istituto dell’immunità parlamentare ha una funzione precisa: garantire che l’attività politica non venga schiacciata da azioni penali strumentali o ritorsive. Tuttavia, non è una copertura assoluta. La procedura europea prevede che, in presenza di elementi che configurino reati comuni, la revoca possa essere autorizzata. La soglia di equilibrio tra tutela della libera attività parlamentare e responsabilità penale è sempre problematica nei casi politicamente sensibili, perché richiede al Parlamento di valutare non solo elementi giuridici, ma anche il contesto politico internazionale.

Nel caso specifico, la scelta di confermare l’immunità appare dettata dalla convinzione — condivisa dalla maggioranza stretta che ha votato per il mantenimento — che le accuse pendenti abbiano una componente che riguarda esercizio politico o che comunque il quadro probatorio presentato non fosse tale da giustificare la revoca. Ma la decisione rimane suscettibile di interpretazioni diverse, e la marginalità del voto alimenta il sospetto che fattori politici abbiano pesato più della sola valutazione giuridica.



Implicazioni politiche: polarizzazione e rapporti intra-europei

Tre conseguenze politiche meritano attenzione.

  • Tensione interna al centrodestra: il voto ha esacerbato frizioni nel campo del centrodestra europeo e nazionale. Denunce di “franchi tiratori”, accuse reciproche di complicità o di calcoli di convenienza elettorale evidenziano come episodi giuridici si trasformino in detonatori politici.
  • Relazioni con l’Ungheria: la scelta del Parlamento influisce sul quadro diplomatico con Budapest. Per l’Ungheria si tratta di una vera sconfitta simbolica, e la vicenda potrebbe essere usata come argomento nelle narrative interne di legittimazione del governo ungherese. Per l’Unione, il caso resta una cartina di tornasole sulla capacità di bilanciare tutela dei diritti e coerenza nella difesa dello stato di diritto.
  • Percezione pubblica e fiducia nelle istituzioni: decisioni così risicate rischiano di indebolire la fiducia dei cittadini — sia di chi ritiene che l’immunità sia stata usata impropriamente sia di chi teme persecuzioni politiche. L’Europarlamento esce da questa vicenda con una domanda aperta: come comunicare le ragioni giuridiche in modo comprensibile e credibile, evitando che ogni decisione diventi un caso mediatico e politico?

Un bilancio moderato: tra princìpi e pratiche

Da una prospettiva liberale ed europeista, due princìpi devono rimanere centrali: la tutela della rappresentanza democratica e la certezza del diritto. Proteggere un parlamentare quando esistono ragioni fondate è coerente con la protezione dell’attività politica; al tempo stesso, non si può trasformare l’immunità in una via d’uscita automatica per fatti penalmente rilevanti. Il voto per mantenere l’immunità di Salis può essere considerato una scelta prudente in assenza di certezze probatorie definitive; tuttavia, il margine minimo di una sola preferenza mette in evidenza il limite di una procedura che, quando politicizzata, diventa fragile.

Per preservare la credibilità europea servono misure pratiche: maggiore trasparenza sui criteri applicati dalla commissione competente, tempi più rapidi e motivazioni pubbliche ben argomentate quando si arriva alla plenaria, e — dove possibile — un migliore coordinamento tra valutazione giuridica e percezione politica.

L’impellente bisogno di regole chiare e di dibattito pubblico

La vicenda di Ilaria Salis è un caso emblematico: intreccia diritto penale, tutela parlamentare, rapporti tra istituzioni europee e governi nazionali, e dinamiche politiche interne ai gruppi parlamentari. Il risultato — una decisione presa per un voto — non chiude la discussione; la questione di fondo resta aperta: come proteggere l’attività democratica senza lasciare impuniti reati seri? È una domanda che riguarda non solo questo caso, ma la capacità dell’Unione di regolare con equità e trasparenza i conflitti fra giudizi domestici e strumenti di protezione parlamentare.

Occorre un dibattito pubblico serio, che non si limiti all’affondo politico del momento ma proponga riforme procedurali concrete: limiti temporali chiari per le istruttorie, motivazioni pubbliche più esaustive e strumenti per ridurre l’area in cui contingenze politiche possano sovrapporsi indebitamente alle valutazioni giuridiche. Solo così l’Unione potrà dimostrare che i suoi meccanismi tengono insieme libertà politica e responsabilità davanti alla legge — e che la difesa dello stato di diritto è pratica quotidiana, non slogan di circostanza.


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