Oncologia integrata, il pacchetto campano promosso da Abbate parla la lingua dell’Europa

Sofia Fornari
01/10/2025
Miscellanea

La V Commissione Sanità e Sicurezza Sociale della Campania ha approvato all’unanimità tre proposte di legge su psico-oncologia, onco-nutrizione e onco-riabilitazione. Per il consigliere Luigi Abbate, medico e promotore politico del pacchetto, è un passaggio che “garantisce un approccio integrato e multidisciplinare alla cura”, mettendo al centro dignità, qualità di vita e sostegno a familiari e caregiver.

Cosa prevedono le misure

Il testo sulla psico-oncologia introduce in particolare psicoterapeuti esperti nelle unità operative delle aziende sanitarie, negli ospedali, negli atenei e negli IRCCS, con presa in carico precoce, riabilitazione psico-oncologica, percorsi domiciliari e telemedicina; gli altri due disegni rafforzano nutrizione clinica e riabilitazione nel continuum di cura. Questo impianto dialoga bene con le prove disponibili: gli standard internazionali (ESMO) includono da anni il supporto psicosociale, la gestione nutrizionale e la riabilitazione tra i pilastri della “supportive & palliative care”; non sono “accessori”, ma determinanti di esito, aderenza e qualità di vita.

Sul fronte delle evidenze, studi recenti mostrano che i modelli tele-enabled possono essere equivalenti alla presa in carico in presenza per qualità di vita e carico sul caregiver nell’early palliative care, mentre in oncologia avanzata si consolidano protocolli di telemonitoraggio con benefici su tempi e continuità. In parallelo, la letteratura europea richiama le disuguaglianze di accesso alla telemedicina tra pazienti oncologici: se si vuole che la legge sia efficace, vanno previste soluzioni per connettività, alfabetizzazione digitale e presa in carico dei soggetti vulnerabili.

Il confronto con Italia ed Europa

A livello europeo, il Piano europeo di lotta contro il cancro chiede percorsi lungo tutto il “cancer pathway” con più attenzione a riabilitazione, nutrizione, psico-oncologia e sopravvivenza; le raccomandazioni delle principali alleanze oncologiche europee chiedono esplicitamente che supportive care, psycho-oncology e palliative care siano ricomprese nello “zoccolo duro” della presa in carico. In altre parole: ciò che propone la Campania è perfettamente in linea con l’agenda UE, purché si traduca in servizi misurabili. (Public Health)

In Italia, il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 allinea il Paese a Bruxelles: completamento dei registri tumori, percorsi di sopravvivenza e integrazione ospedale-territorio. Ma l’OCSE ricorda che restano ampie variazioni di esito e accesso tra territori: investire in diagnosi, presa in carico multidisciplinare e riabilitazione è una scelta sanitaria ed economica razionale, perché migliora qualità di vita e riduce costi evitabili.

Coerenti anche le Linee guida AIOM sul supporto nutrizionale, che raccomandano screening e intervento strutturato fin dall’inizio delle terapie: non “diete” generiche, ma protocolli, indicatori e team dedicati. Il disegno campano su onco-nutrizione va esattamente in quella direzione.

Dal principio alla pratica: cosa servirà nei prossimi 6 mesi

Il pacchetto fissa un orizzonte clinico corretto; ora la differenza la faranno le scelte attuative della Giunta entro sei mesi: standard minimi di personale (psicologia clinica, nutrizione, fisioterapia/terapia occupazionale), indicatori di esito (PROs/PROMs), interoperabilità dei sistemi informativi per telemedicina, e una rete di riabilitazione oncologica capace di lavorare davvero con i Dipartimenti oncologici. L’istituzione di un Osservatorio regionale dedicato è un buon segnale se produrrà report pubblici su accessi, tempi di presa in carico, aderenza ai piani nutrizionali e ritorno funzionale. La letteratura su riabilitazione oncologica ribadisce che l’approccio multimodale anticipato (mobilizzazione, terapia fisica, nutrizione) riduce disabilità e migliora outcome: misurarlo e renderlo conto è parte integrante della politica sanitaria. (PMC)

Una nota di politica sanitaria (con valutazione benevola ma esigente)

In una Regione spesso raccontata solo per la gestione dell’urgenza, il lavoro del consiglio regionale promosso da Gino Abbate ha il merito di mettere ordine su ciò che fa davvero la differenza per i pazienti: non solo “cure chemioterapiche o chirurgiche”, ma presa in carico della persona nella sua interezza. È la stessa grammatica che l’Europa chiede: integrare clinica e “supportive care”, ridurre gli scarti territoriali, rendere conto con dati pubblici. Ora la sfida è passare dai titoli alle tabelle: dotazioni di personale, budget dedicati, KPI trimestrali per ogni ASL, audit clinici e pubblicazione degli esiti sul portale regionale. Se la Campania farà questo passo, avrà costruito un modello operativo esportabile.