L’UE va riformata, ma finché esiste non ci sarà una guerra commerciale in Europa

Mentre gli Stati Uniti scatenano una insensata guerra commerciale con Messico e Canada – con dazi del 25% imposti dall’amministrazione Trump e rappresaglie inevitabili dai paesi vicini – in Europa uno scenario del genere è impensabile. Non vedremo mai la Germania alzare barriere doganali contro l’Italia, né la Francia imporre dazi sulla manifattura spagnola. Il motivo? L’Unione Europea.
Si ironizza spesso sul fatto che Bruxelles sia più impegnata a regolamentare che a innovare, mentre altrove si corre più veloci. È un’osservazione vera, di cui diamo spesso conto su L’Europeista: l’UE è macchinosa, con una burocrazia spesso percepita come eccessiva. Eppure, con tutti i suoi difetti, e resta il più grande esperimento riuscito di abbattimento di barriere e confini nella storia moderna.
Non basta ovviamente, la difesa d’ufficio dello status quo non è un esercizio che leggerete mai sulle pagine de L’Europeista: in un mondo che corre veloce e in cui la competizione per il primato tecnologico e scientifico assicurerà le condizioni di benessere per la seconda metà di questo secolo, la responsabilità delle classi dirigenti del Continente è quella di riportare l’Europa sulla frontiera dell’innovazione, senza remore. Ma fissare nella mente e nei cuori degli europei ciò che esiste – il mercato comune – come conquista di libertà e pace, significa prepararsi a contrastare la sfida malevole di chi vorrebbe disarticolare la nostra Unione.
L’Europa che impone e l’Europa che toglie
Negli ultimi tempi, l’Unione Europea è spesso vista come un’entità che impone: regolamenti su standard di produzione, normative ambientali, requisiti di mercato, vincoli finanziari. Questa percezione alimenta critiche e frustrazione, soprattutto tra chi sa che avere meno vincoli e più libertà d’azione economica è cruciale per restare agganciati al treno della rivoluzione tecnologica in atto. Ma c’è anche un’Europa che storicamente e positivamente toglie: abbatte dazi e restrizioni commerciali, elimina divieti e limitazioni alla libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi.
Il contrasto con il resto del mondo
Fuori dalla nostra Unione, il protezionismo sta tornando con forza. Gli Stati Uniti e la Cina si sfidano a colpi di dazi e sanzioni. Gli USA, con la loro strategia America First, stanno mettendo in crisi le relazioni con i partner storici (come il Messico e il Canada, che ora rispondono con contromisure analoghe), ma anche in prospettiva contro l’economia europea.
In Europa, tra europei, abbiamo già superato tutto questo. L’integrazione economica tra gli Stati membri è irreversibile: un’architettura costruita per eliminare il rischio di guerre economiche e, di conseguenza, politiche. Un equilibrio che spesso diamo per scontato, ma che rappresenta un’enorme conquista.
Senza l’UE, oggi ogni Paese europeo sarebbe libero di alzare barriere contro i vicini, imponendo tasse sulle auto tedesche, restrizioni sui prodotti agricoli italiani o barriere agli ingegneri polacchi. E – fidatevi – accadrebbe, proprio come sta accadendo tra gli Stati Uniti, il Messico e il Canada. Invece, grazie al mercato unico, un’impresa spagnola può vendere in Finlandia senza ostacoli, un imprenditore francese può aprire una sede in Belgio con la stessa facilità che avrebbe nel suo Paese, e un cittadino italiano può lavorare a Berlino senza bisogno di visti o permessi speciali. E i governi nazionali, anche quelli più infetti di populismo e sovranismo, non arrivano a pensare a fantomatiche e suicide guerre commerciali con il resto del Continente, perché avrebbero tra i principali oppositori i propri produttori interni.
Keep Europe Open and Strong
In conclusione, l’Europa ha profondamente bisogno di riforme, maggiore efficienza e una visione strategica più netta e assertiva. Ma, nei giorni in cui persino le più solide alleanze economiche del mondo occidentale entrano in crisi, è fondamentale ricordare quello che abbiamo: il più grande spazio economico integrato del pianeta, costruito sulla fiducia reciproca e sulla volontà politica di cooperare anziché scontrarsi.
L’UE non è perfetta, ma è il miglior esperimento di apertura e cooperazione che il mondo abbia mai visto. E mantenerlo forte e funzionante è una missione che non possiamo sottovalutare.
