Le elezioni-farsa in Georgia non fermano le proteste
Il 4 ottobre 2025 a Tblisi si sono tenute le elezioni locali che hanno visto la scontata riconferma per un terzo mandato dell’ex giocatore del Milan Kakha Kaladze a sindaco di Tbilisi nelle file di Georgian Dream, il partito al potere da 13 anni nel paese. Risultati analoghi si sono avuti nelle altre località del paese dove gli elettori sono stati chiamati alle urne, in una tornata elettorale che ha visto il partito di governo ritrovarsi essenzialmente senza avversari, dato il boicottaggio delle elezioni da parte di gran parte delle opposizioni.
Le elezioni sono avvenute in un clima di tensione generale che ha fatto seguito a 310 giorni di proteste continue su Rustaveli Avenue, la via principale di Tbilisi su cui insiste il Parlamento, punto di incontro dei manifestanti per la democrazia e l’integrazione europea.
L’opposizione divisa
Otto partiti di opposizione hanno boicottato le elezioni: Movimento Nazionale Unito, Strategia Agmashenebeli, Girchi – Più Libertà, Droa, Akhali, Federalisti, Liberty Square ed European Georgia. Le autorità hanno arrestato i leader di quasi tutti i principali movimenti, molti dei quali stanno scontando brevi pene per aver rifiutato di presentarsi davanti a una commissione parlamentare considerata illegittima dal resto del panorama politico.
Le uniche due forze di opposizione che hanno partecipato al voto, Lelo/Strong Georgia e For Georgia, non sono riuscite a imporre esiti significativi, pur avendo espresso un candidato unico, ovvero Irakli Kupradze, come sindaco di Tbilisi. Significativamente, anche i leader di queste due formazioni hanno dovuto riparare all’estero o sono stati precedentemente arrestati e poi rilasciati nell’imminenza delle consultazioni per essersi rifiutati di presentarsi davanti alla medesima commissione.
Un anno di repressioni e arresti
Le elezioni si sono tenute in un clima di intimidazione sintetizzato anche dall’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Kaja Kallas e dal Commissario Europeo Marta Kos, che hanno denunciato in un comunicato congiunto mesi di attacchi ai media indipendenti, leggi contro la società civile, arresti arbitrari di oppositori e modifiche alla legge elettorale favorevoli al governo.
Le autorità hanno inizialmente escluso le missioni internazionali di monitoraggio, come l’OSCE/ODIHR, compromettendo la trasparenza del processo elettorale. Solo tre settimane prima del voto è stato inviato un invito formale, ma l’OSCE ha dichiarato che il tempo a disposizione era troppo limitato per organizzare una missione di osservazione adeguata ed efficace.
Anche le organizzazioni per la trasparenza georgiane si sono astenute dal monitoraggio a causa delle intimidazioni.

L’attacco al Palazzo Presidenziale
Dopo non molto dall’inizio delle proteste alcune centinaia di manifestanti hanno tentato di assaltare il Palazzo Presidenziale chiedendo le dimissioni del governo georgiano considerate illegittime. Le forze di polizia massicciamente presenti hanno utilizzato cannoni ad acqua e gas lacrimogeno mentre i manifestanti provavano a raggiungere il cortile esterno della residenza governativa. Le proteste sono poi proseguite fino a tarda notte nelle strade del centro con numerosi scontri tra manifestanti protetti da maschere antigas e reparti di forze speciali della polizia georgiana.
Le conseguenze: nuovi arresti tra i leader dell’opposizione
Cinque organizzatori del raduno del 4 ottobre a Tbilisi, tra cui il cantante d’opera e attivista Paata Burchuladze, sono stati arrestati. Tra i fermati ci sono anche gli oppositori Irakli Nadiradze e Murtaz Zodelava (del partito UNM), Paata Manjgaladze(Strategia Agmashenebeli) e l’ex colonnello Lasha Beridze. Il bilancio ufficiale è di 6 manifestanti e 21 agenti feriti, uno in gravi condizioni. Il sindaco riconfermato Kakha Kaladze ha parlato di un “tentativo diretto di colpo di Stato”, mentre il premier Irakli Kobakhidze ha promesso che “ogni persona coinvolta sarà punita”.
5 ottobre 2025: le Georgia ancora in piazza
Nonostante le minacce del Ministero degli Interni di considerare e perseguire ogni successiva protesta come una continuazione dell’attacco organizzato del 4 ottobre, il popolo georgiano è sceso di nuovo in piazza, per il 312° giorno di protesta consecutivo. L’integrazione europea per il popolo georgiano è infatti percepita come una questione di vita o di morte, tanto da essere menzionata direttamente nella costituzione del paese.
Dopo le prime proteste della primavera 2024, scatenate dal tentativo poi riuscito di introdurre una Legge sugli Agenti Stranieri sul modello russo, le manifestazioni davanti al Parlamento sono diventate quotidiane quando il partito al potere nell’ottobre del 2024 ha rinnegato tutte le promesse di integrazione europea interrompendo le procedure di adesione avviate due anni prima.
Europeismo: una questione di vita o di morte
Per i georgiani, l’adesione all’Unione Europea rappresenta un modello di libertà e democrazia, un modo per allontanarsi definitivamente dall’orbita della Russia, di cui la Georgia fece parte dal 1921 come repubblica sovietica.
Indipendente dal 1989, dopo il massacro del 9 aprile, la nazione caucasica ha dovuto affrontare due guerre civili all’inizio degli anni ’90 e l’invasione russa del 2008, che portò alla creazione degli stati fantoccio di Abkhazia e Ossezia del Sud.
Oggi la gioventù georgiana, sostenuta da ampie fasce della popolazione, difende le conquiste democratiche e chiede il sostegno politico europeo con sanzioni mirate contro gli autori della repressione, finché il Paese non tornerà verso la democrazia e lo stato di diritto. Rilanciamone come possibile la voce e aiutiamola politicamente.









