La memoria calpestata e i germogli di speranza
La tregua tra Israele e Hamas apre uno spiraglio inatteso. Ma mentre alcuni giovani sfilano con striscioni che celebrano il 7 ottobre come “resistenza palestinese”, altri portano segni opposti: a Rondine bandiere palestinese e israeliana legate insieme, ad Assisi la marcia per la pace. Una riflessione di chi scrive, cattolico, elettore di centrosinistra ed erede della memoria di un padre deportato a Torgau e a Dachau.
La tregua e il dovere della memoria
La tregua appena firmata tra Israele e Hamas — fragile, provvisoria, eppure inattesa — ci consegna un’ora di respiro che dobbiamo saper interpretare come monito e opportunità. Non possiamo più accettare che il linguaggio del conflitto, della ricorsività dell’odio, continui a prendere il sopravvento anche dentro le nostre comunità, tra i nostri giovani, nei simboli che scegliamo di esporre.
Eppure, proprio in questi giorni, abbiamo visto il contrario: giovani attivisti, intellettuali e sindacalisti che arrivano a definire Israele uno “stato abusivo”, a presentare il 7 ottobre non come memoria del massacro di Hamas ma come “giorno della resistenza”, a scandire cori come “chi non salta israeliano è”, a innalzare striscioni ben confezionati che celebrano la violenza. In Toscana, addirittura, deltaplani in volo accolti dagli applausi come simbolo del 7 ottobre. Tutto ciò è un colpo inferto alla dignità della storia e alla coscienza collettiva.
I segni luminosi della gioventù
Ma la gioventù non è tutta qui. Esistono, nello stesso tempo, segni di speranza straordinari.
Il primo è la comunità di Rondine, vicino ad Arezzo, con il progetto della “Cittadella della Pace”. Lì studenti provenienti da paesi in conflitto vivono insieme e praticano il metodo Rondine: imparare a umanizzare l’avversario. Al recente YouTopic Fest (6-7-8 giugno 2025), la marcia “In cammino per la pace” da Arezzo a Rondine ha mostrato un simbolo che non ha nulla a che vedere con i cori d’odio: le bandiere palestinese e israeliana legate insieme. Un gesto semplice, ma potente.
Il secondo segno è la Marcia della Pace Perugia-Assisi, che si tiene oggi domenica 12 ottobre 2025: partenza da Perugia (Giardini del Frontone, ore 9:00), arrivo ad Assisi (Rocca Maggiore, ore 15:00), dopo 24 chilometri di cammino. Dal 1961 questa marcia richiama migliaia di persone di ogni età, fede e appartenenza politica. È la memoria vivente di un’Italia capace di unirsi per la nonviolenza, non per l’odio.

Tre volte coinvolto
Chi scrive si sente tre volte coinvolto. Come cattolico, ascolto la voce di chi, come il cardinale Parolin, ha avuto il coraggio di dire che disumano è stato tanto il 7 ottobre quanto la carneficina di Gaza. Come elettore di centrosinistra, che da giovane ha militato nella Federazione dei Giovani Comunisti Italiani, provo dolore nel vedere come una parte della sinistra abbia smarrito la bussola morale del linguaggio. E come figlio di un deportato a Torgau e a Dachau, so che non si può tacere quando la memoria viene deformata, stravolta, calpestata.
La Resistenza vera
Vergogna a chi sporca la memoria della Resistenza antifascista accostandola ad Hamas e al 7 ottobre.
La Resistenza vera fu fatta anche da uomini e donne ebrei: Leone Ginzburg, critico ebreo fondatore di Giustizia e Libertà, torturato a morte in carcere fascista; Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz e voce universale della Shoah; Eugenio Curiel, fisico ebreo e dirigente partigiano, assassinato nel 1945; Umberto Terracini, antifascista ebreo, partigiano e Presidente dell’Assemblea Costituente.
Accanto a loro c’erano uomini non ebrei, come Piero Calamandrei, padre della Costituzione, e Ferruccio Parri, comandante del CLN. Combatterono insieme, in nome di una causa comune. Accostare Hamas a quella Resistenza significa insultare tanto gli uni quanto gli altri, significa tradire l’eredità morale su cui si fonda la Repubblica.
Un mea culpa necessario
Ecco perché invito certa sinistra a fare mea culpa. Non basta indignarsi per qualche striscione: bisogna interrogarsi sulle radici culturali e ideologiche che hanno permesso a una parte dei nostri giovani di credere che Hamas possa essere assimilato alla Resistenza. È responsabilità nostra, di adulti e di intellettuali, se la memoria è stata lasciata senza difese.
Chiedo all’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, di intervenire con fermezza. L’ANPI custodisce la memoria di chi ha combattuto davvero per la libertà e ha pagato con la vita o con la deportazione. Ha il dovere di ammonire questi giovani e di ricordare loro che la parola Resistenza non può essere piegata per giustificare il terrorismo.
Tregua e promessa
La tregua di oggi dimostra che persino l’impossibile può farsi realtà. I giovani di Rondine e i pellegrini della Marcia Perugia-Assisi ci ricordano che la pace non è un’utopia ma un cammino, fatto di gesti semplici e di parole vere. Proprio per questo, abbiamo il dovere di proteggere la memoria storica dalla menzogna e di insegnare che la pace nasce dalla verità, non dalla manipolazione.
La memoria non si cancella. La pace non nasce dall’odio.









