“Cercatelo, per favore”: il dolore della madre di Angelo Costanza, disperso in Ucraina
È una storia fatta di vuoti, incertezze e silenzi. Quella di Angelo Costanza, cittadino italo-belga originario di Favara e residente a Liège, scomparso in Ucraina nell’autunno del 2024, a 42 anni, dopo essersi unito alle forze combattenti di Kyiv.
Carolina Di Rosa, madre di Angelo, che abbiamo intervistato per l’Europeista, ci ha inviato un’inchiesta giornalistica realizzata dalla Radio-Télévision Belge de la Communauté Française (RTBF), in cui si ripercorrono alcune delle tappe più oscure del suo percorso. Secondo quanto riportato, Angelo sarebbe partito con la determinazione di combattere pur non avendo esperienza militare. Arrivato a Kyiv, secondo l’inchiesta RTBF che la madre ci ha inviato, avrebbe incrociato la strada di Thomas Oswald Kuhn, detto “Di Caprio”, figura nota nell’ambiente dei volontari stranieri.
La Legione Internazionale e la rete informale
Rifiutato più volte dalla Legione Internazionale per mancato superamento delle prove fisiche, Angelo sarebbe entrato in una rete informale di reclutamento che operava da un hotel della capitale ucraina, spesso utilizzato per l’arruolamento di volontari latinoamericani.
Secondo la ricostruzione riportata nell’inchiesta, Angelo avrebbe infine trovato posto nella brigata 60, un’unità caratterizzata da una forte presenza di volontari colombiani, e sarebbe partito con loro il 31 ottobre 2024 verso il villaggio di Terny, nel Donbass, teatro di alcuni dei combattimenti più violenti dell’autunno.
Di lui, da allora, non si hanno più notizie certe.
Il suo nome compare tra i dispersi.
Il suo corpo non è stato ritrovato.
La sua famiglia attende ancora risposte.
L’intervista che segue è il racconto vivo e doloroso di una madre che chiede soltanto la verità.
Chi era Angelo
Davide Cucciati: Partiamo da lui, da Angelo. Che tipo di persona era suo figlio? Come lo descriverebbe a chi non l’ha mai conosciuto? Che valori lo muovevano, che sogni aveva da ragazzo, che tipo di padre era?
Carolina Di Rosa: Gentilissimo, bravissimo. Si era sposato con una ragazza di Charleroi: otto anni di matrimonio, non sempre facili. Avevano una figlia. Angelo cercava sempre di fare il meglio per tutti ma ha sofferto molto durante il matrimonio e dopo la separazione.
Davide Cucciati: Quando e perché si era trasferito in Belgio? Che tipo di vita conduceva lì?
Carolina Di Rosa: Quando ci siamo trasferiti definitivamente in Belgio, Angelo aveva cinque anni. È cresciuto lì, è diventato grande in Belgio. Tutti gli volevano bene, si era fatto voler bene da tutti.
La decisione di partire per l’Ucraina
Davide Cucciati: Prima di decidere di andare in Ucraina, aveva mai avuto esperienze simili? Aveva già fatto parte di forze armate, missioni umanitarie, o aveva contatti con il mondo ucraino?
Carolina Di Rosa: No, mai. Nulla del genere.
Davide Cucciati: Quando le ha detto che voleva partire per l’Ucraina, come ha reagito? Gliel’ha detto subito, o l’ha scoperto dopo? Ha provato a dissuaderlo?
Carolina Di Rosa: È andato in Ucraina a luglio 2024. Noi abbiamo provato a dissuaderlo. Anche una ragazza ucraina gli aveva detto di non andare dicendogli “questa non è la tua guerra”. Ma lui era deciso, anche se non stava bene: aveva dei problemi di salute.
Davide Cucciati: Secondo lei, qual era la sua motivazione profonda? Cosa lo ha spinto a partire?
Carolina Di Rosa: Diceva che lo faceva per i bambini ucraini. Era molto scosso da quello che vedeva sui social mentre, dopo la separazione, viveva in casa nostra. Aveva il suo lavoro. Non aveva bisogno di soldi.

La partenza e gli ultimi contatti
Davide Cucciati: Qual è stato l’ultimo momento in cui avete avuto notizie dirette da lui?
Carolina Di Rosa: Nel mese di luglio 2024 arrivò a Kyiv con un amico, per una settimana. Poi quell’amico è tornato indietro, ma non sappiamo esattamente cosa faceva. Forse era un reclutatore.
Non aveva ricevuto addestramento ed era ancora ammalato. Ma la sera del 29 ottobre ci ha avvisati che stava per partire per la prima linea. Io non ci volevo credere. Poi, il 2 novembre 2024, ci ha contattati un’altra persona, forse il reclutatore: diceva che non sapevano cosa fosse accaduto e che Angelo “è rimasto a terra”. Parlano di morte, ma non ci sono certezze. Alcuni testimoni dicono che è stato colpito a una gamba. Dicono sia disperso. Dai racconti, tantissimi soldati sono stati uccisi e sono scappati a seguito di un attacco di droni russi a fine ottobre/inizio novembre 2024.
Le indagini e il silenzio
Davide Cucciati: Da quel momento, avete ricevuto altre comunicazioni? Qualcuno vi ha aiutato davvero?
Le autorità belghe, all’inizio, sono anche andate in Ucraina. Ma la polizia lì non si interessa più: non fanno più nulla. Considerano Angelo un mercenario. Gli ucraini non dicono niente. Si parlava di un certo sergente Ortiz, colombiano… dicevano che arruolava i volontari. Ma nulla è chiaro.
L’Italia ha fatto qualche indagine, ma alla fine ci hanno detto che non si può fare nulla. Che non si riesce a trovarlo.
Tra prigionia e speranza
Davide Cucciati: Si è parlato della possibilità che sia stato ucciso…ma anche di una prigionia. Oggi, cosa pensate?
Carolina Di Rosa: Non sappiamo nulla. Nessuno ci ha mai dato prove. Non ci sono certezze né da una parte né dall’altra.
Davide Cucciati: Avete conservato qualche prova materiale? Biglietti, messaggi vocali, foto in uniforme, coordinate?
Carolina Di Rosa: No, nulla. È andato via di sua volontà, senza lasciare nulla dietro.
Davide Cucciati: Che immagine desidera che resti di Angelo?
Carolina Di Rosa: Era un’ottima persona. Tutti lo dicevano. Non era violento. Era buono, faceva di tutto per aiutare gli altri.
Le iniziative e gli appelli
Davide Cucciati: State pensando ad altre iniziative per continuare a cercarlo? Avete avuto contatti con la Croce Rossa o con altre ONG?
Carolina Di Rosa: La famiglia di Antonino (Antonio Omar Dridi ndr) ha chiamato la Croce Rossa. Io non parlo inglese, quindi per me è più difficile.
Davide Cucciati: Infine, c’è qualcosa che non le ho chiesto e che invece sente il bisogno di dire?
Carolina Di Rosa: Cercatelo. Per favore. Io ho scritto anche all’ambasciatore ucraino ma mi ha risposto che non posso ricevere notizie perché non sono la moglie.









