IA: un nuovo miracolo economico o una bolla pronta a esplodere?

IA nuovo miracolo economico o bolla pronta a esplodere
Yuri Brioschi
17/10/2025
Orizzonti

In meno di tre anni, ChatGPT è passata da meno di un milione a circa 800 milioni di utenti attivi settimanali, un dato che equivale al 10% della popolazione online globale.

Questo ritmo di adozione è senza precedenti nella storia tecnologica. Per un confronto, l’espansione di Internet ha impiegato oltre un decennio per raggiungere un livello di penetrazione analogo. Ma la vera rivoluzione non è solo nel prodotto, bensì nella velocità con cui oggi un’innovazione genera adozione e valore economico.

Negli anni ’90, Internet ha dovuto costruire tutto da zero (cavi, infrastrutture, capitali e cultura digitale). Oggi, grazie a quell’eredità (smartphone, social network, diffusione globale del web), un servizio come ChatGPT può raggiungere centinaia di milioni di utenti in tre anni. Il tempo di trasformazione del capitale in valore si è compresso come mai prima d’ora.

L’ombra della sostenibilità

Tuttavia, oltre a questi numeri straordinari, si cela una complessità più profonda. Ogni nuovo utente e ogni richiesta di intelligenza artificiale implica un incremento significativo delle richieste di elaborazione, una maggiore domanda di risorse server e un consumo energetico in continua espansione.

Questo pone una questione cruciale: saremo in grado di sostenere questa accelerazione?

L’adozione dell’intelligenza artificiale procede a un ritmo vertiginoso, ma non può limitarsi allo sviluppo di modelli sempre più avanzati. È essenziale costruire un’infrastruttura resiliente, capace di affrontare le sfide su più fronti: tecnologico, energetico e ambientale. Il futuro dell’AI non sarà definito unicamente dalla sua “intelligenza”, ma dalla sua capacità di evolversi in modo sostenibile.

La febbre del mercato: trilioni di investimenti


Questa rapida adozione si riflette in un mercato in fermento, con numeri da capogiro:

  • OpenAI punta a un fatturato annuo di 13 miliardi di dollari. Già nella prima metà del 2025, ha generato 4,3 miliardi di dollari di ricavi, il 16% in più rispetto all’intero 2023. La sua valutazione è stata stimata in circa 500 miliardi di dollari.
  • Si prevedono investimenti di 3 Trilioni di dollari entro il 2028 nel settore AI.
  • Sono stati già stretti accordi strategici multimiliardari:

    • Oracle e OpenAI (300 miliardi di dollari);Alibaba e Nvidia (100 miliardi, con stima di un totale di investimenti in AI per Alibaba di 400 miliardi sul medio periodo)
    • Nvidia e OpenAI (100 miliardi, con Nvidia che fornirà chip per data center);
    • Google investirà 15 miliardi di dollari in India per costruire il più grande hub di data center AI fuori dagli Stati Uniti;
    • Anche nel più modesto mercato europeo, ASML, come abbiamo già scritto su queste pagine, è diventata l’azionista di maggioranza di Mistral (che a sua volta ha anch’essa già legami con Nvidia).

Questi investimenti, in gran parte provenienti dai colossi Tech anziché dal mondo bancario, suggeriscono una solidità intrinseca, ma al tempo stesso alimentano una crescita che, secondo alcune stime, porterà il contributo del comparto AI a circa il 40% dell’incremento del PIL statunitense.

Il vento a favore: Il ruolo del dollaro debole


L’impressionante crescita di fatturato e utili delle grandi aziende americane, inclusi i “Magnificent Seven” (Apple, Microsoft, Nvidia, etc.), nel 2025 è stata significativamente aiutata da un fattore esterno: la deprezzazione record del dollaro USA.

  • Queste multinazionali generano il 40-60% dei ricavi all’estero, prezzando in valute locali come l’euro.
  • Un dollaro debole amplifica i ricavi esteri convertiti in dollari: se l’USD/EUR passa da 1,10 a 1,20, un prodotto da 100€ frutta $120 anziché $110.
  • Questo effetto agisce come un catalizzatore “gratuito” per le Big Tech, spingendo gli earnings e contribuendo alla sovraperformance dei mercati. Goldman Sachs, per esempio, prevede l’indice S&P 500 superare i 7000 punti.

Le paure sul mercato azionario


Nonostante l’euforia, gli analisti finanziari mantengono alta l’attenzione sui rischi, in particolare quelli provenienti dagli USA:

  1. Debito e Dazi: Il debito USA spaventosamente alto (37.000 miliardi di dollari) e l’impatto dei dazi (voluti o minacciati) da parte di figure politiche come Trump, rimangono fonti di volatilità.
  2. Allarmi Finanziari: Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, si è detto “molto più preoccupato di altri” per una grave correzione del mercato nei prossimi sei mesi o due anni.

A riprova che non tutti vivono nel “mondo dorato del Tech”, si notano alcune anomalie: l’oro è ai massimi (spinto dagli acquisti delle banche centrali che “scaricano” Treasury USA) e i Bond Microsoft a breve scadenza sono considerati più sicuri (rendono meno) dei Treasury americani di pari durata.

La crescita esplosiva dell’AI offre uno scenario di potenziale “crescita globale esplosiva” (alcune stime ipotizzano un +20% del PIL), ma l’interrogativo resta: se l’adozione di massa rallentasse, le Big Tech sarebbero disposte a sostenere gli investimenti monstre (solo Meta prevede costi per 150 miliardi nel 2026) con ricavi solo a medio termine?

Il futuro si gioca su questo equilibrio tra innovazione vertiginosa e sostenibilità di un mercato che sta riscrivendo le regole del progresso tecnologico ed economico.