Tensioni nell’Egeo: Ankara sfida Atene con una mappa marittima alternativa

Piercamillo Falasca
17/06/2025
Interessi

Nel cuore di una disputa geopolitica che dura da decenni, la Turchia ha rilanciato la sfida alla Grecia presentando all’UNESCO una propria mappa di pianificazione marittima, in diretta opposizione al Piano di Pianificazione Spaziale Marittima (MSP) pubblicato da Atene lo scorso aprile. Il nuovo passo turco alimenta le tensioni sull’estensione delle giurisdizioni marittime nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale, due aree strategiche non solo per ragioni geopolitiche, ma anche economiche ed energetiche.

La mappa presentata dal governo di Erdogan — elaborata dall’Università di Ankara — riflette posizioni storiche e consolidate della diplomazia turca, e si pone in netto contrasto con la visione greca e quella generalmente accettata dal diritto internazionale. Nello specifico, la Turchia contesta il diritto delle isole greche ad avere piena Zona Economica Esclusiva (ZEE) e piattaforma continentale oltre le 6 miglia nautiche di acque territoriali, una tesi che va contro la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), a cui la Grecia aderisce ma che la Turchia non ha ratificato.

Una sfida cartografica alla sovranità greca

Uno degli elementi più provocatori della mappa turca è la divisione dell’Egeo quasi a metà, inglobando ampie aree marittime attorno a numerose isole greche nella presunta giurisdizione turca. In questo modo, si mettono in discussione in maniera esplicita i diritti marittimi di isole come Chio, Samo, e persino Rodi e Kastellorizo. In aggiunta, la mappa include i confini previsti dal contestato memorandum marittimo firmato tra Turchia e Libia, un accordo che Atene e l’Unione Europea considerano illegittimo.

A questa mossa, le autorità greche rispondono con fermezza, sostenute dalla mappa ufficiale del MSP nazionale, pubblicata nell’aprile 2025 dai ministeri degli Esteri e dell’Ambiente ed Energia. Il piano greco, approvato anche dalla Commissione Europea, riconosce pienamente l’effetto legale di tutte le isole, inclusa Kastellorizo, e definisce lo spazio marittimo greco in linea con le convenzioni internazionali. “Per la prima volta – ha sottolineato il governo – il nostro Paese stabilisce ufficialmente le regole di organizzazione del proprio spazio marittimo, in equilibrio tra obiettivi ecologici, economici e sociali.”

Il Mediterraneo orientale come banco di prova globale

Il rilancio della controversia da parte della Turchia sembra avere una chiara finalità strategica: affermare la propria visione nel contesto internazionale, sfidando la legittimità delle delimitazioni greche anche in sede UNESCO. Inoltre, la mappa include le aree concesse alla compagnia statale Turkish Petroleum Corporation (TPAO) per esplorazioni energetiche, proiettando così una dimensione economica e industriale all’interno della disputa diplomatica.

L’episodio si inserisce in un contesto già segnato da frizioni continue, ma anche da tentativi recenti di dialogo tra i due Paesi. Tuttavia, il gesto unilaterale di Ankara rischia di compromettere i timidi segnali di distensione, riaprendo ferite aperte che risalgono a ben prima del memorandum turco-libico del 2019.

In un momento in cui la stabilità del Mediterraneo orientale è già messa alla prova da crisi più ampie, dalla guerra in Medio Oriente alle nuove rotte energetiche, la contesa tra Grecia e Turchia sul mare non è solo una disputa bilaterale: è una questione europea, e in ultima analisi, un banco di prova per il diritto internazionale.