L’Ucraina ha bisogno di più sostegno, i russi hanno bisogno di più verità

Helmut Brandstätter, membro del Parlamento Europeo, eletto in Austria per NEOS
27/06/2025
Poteri

Chi ha seguito per anni le dichiarazioni di Vladimir Putin e le interviste dei suoi consiglieri non può essersi sorpreso quando, recentemente, il presidente russo ha affermato durante il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo: “I russi e gli ucraini sono un solo popolo, quindi tutta l’Ucraina ci appartiene.” Ha poi aggiunto, in termini militari: “Ovunque metta piede un soldato russo, quel territorio è nostro.”

Eppure, da oltre tre anni, i suoi troll su internet e i sostenitori dell’estrema destra — e in parte anche dell’estrema sinistra — nei parlamenti europei si impegnano a diffondere il mito della minaccia della NATO, nel tentativo di giustificare i bombardamenti quotidiani sulle città ucraine e gli omicidi sistematici di civili. Nel frattempo, Putin — un presidente in guerra che dovrebbe comparire davanti alla Corte Penale Internazionale come criminale di guerra — parla in modo rilassato davanti a un vasto pubblico, chiarendo al mondo che non intende negoziare né un cessate il fuoco né tantomeno la pace.

A San Pietroburgo nessuno osa contraddirlo: nessuno vuole finire in un gulag. Ma né l’Unione Europea né gli Stati Uniti hanno dato la risposta chiara e necessaria: l’Ucraina ha bisogno, ora, di tutte le armi disponibili per difendere la propria popolazione. Putin ha annunciato esplicitamente che continuerà a bombardare e a uccidere.

Purtroppo, in Europa la disinformazione russa continua ad avere effetto: si sostiene che fornire armi a Kyiv significherebbe scatenare una terza guerra mondiale. Questo viene ripetuto sempre più spesso anche da figure come l’ex presidente russo Medvedev e il cosiddetto “filosofo di Putin”, Alexander Dugin.

Anche Donald Trump, con la sua narrazione secondo cui “con me questa guerra non sarebbe mai iniziata”, continua a dichiarare che “fra due settimane deciderà cosa fare”. Lo ha detto anche in riferimento all’Iran. Poi, però, torna a parlare di sé, della sua figura e di una pace che, a parole, desidera.

La disinformazione cresce, alimentata dalle piattaforme digitali statunitensi

La disinformazione sta aumentando, amplificata dagli oligarchi digitali americani. Trump e Elon Musk possono anche essersi separati politicamente, ma il governo degli Stati Uniti continua a sostenere Musk e altri miliardari del settore tech nella loro opera di elusione delle normative europee.

Il Digital Services Act dell’Unione Europea stabilisce chiaramente che le piattaforme devono rendere pubblici i loro algoritmi, strumenti tecnici progettati per dividere gli utenti e alimentare l’odio. Un esempio concreto: su X, una persona mi ha scritto, naturalmente in forma anonima: “Maiale nazista tedesco malato, dovresti finire impiccato.”

Dopo la segnalazione, la risposta è stata che il messaggio non viola le regole della piattaforma. E l’algoritmo, anziché limitarne la diffusione, lo spinge affinché venga letto e replicato il più possibile.

Musk, le fake news e la risposta dell’Unione Europea

Dopo l’acquisto di X, Musk ha licenziato quasi tutti i fact-checker. La sua piattaforma vive di fake news. Contro tutto questo l’Unione Europea vuole reagire. Abbiamo fondato nel Parlamento Europeo un comitato chiamato “Democracy Shield”, incaricato di identificare tutte le minacce contro la nostra democrazia e proporre misure concrete. Ho avuto l’onore di essere relatore per la mia famiglia politica, il gruppo liberale Renew Europe. Durante le riunioni di questo comitato, è evidente come i partiti di estrema destra — i Patrioti con la FPÖ e i Sovranisti con l’AfD — non abbiano alcun interesse per la protezione della democrazia dalla disinformazione russa. Al contrario, accusano l’iniziativa di voler imporre censura. Ma non si tratta di censura. Si tratta di difendere il dibattito democratico europeo dall’influenza di Putin.

Servono più informazioni vere in Russia

Allo stesso tempo, l’UE dovrebbe fare molto di più per fornire informazioni veritiere ai cittadini russi.
Sappiamo quanto fossero fondamentali emittenti come Radio Free Europe per i popoli dei paesi comunisti. Trump non crede in questi strumenti — ammira Putin — quindi tocca a noi europei assumerci questa responsabilità.

La resistenza democratica russa esiste

Recentemente, nella Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, abbiamo accolto tre figure della resistenza democratica russa: Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny, Vladimir Kara-Murza, Ilya Yashin.

Tutti e tre vivono oggi in esilio, dopo detenzioni e persecuzioni. Sono convinti che circa il 30% dei russi aspetti solo di ricevere informazioni vere, e che molti siano contrari alla guerra, ma abbiano paura di manifestarlo pubblicamente.

Yulia Navalnaya lo ha detto con chiarezza: “Nessuno verrà dalla Luna a salvarci.”

Una riconciliazione possibile tra Russia e Ucraina?

Una giovane partecipante dell’Ukrainian Leadership Academy mi ha chiesto, in collegamento video: “È possibile una futura riconciliazione tra ucraini e russi?”. Avevamo già parlato a Bruxelles. Ora, da remoto, stavo parlando della storia e delle istituzioni dell’UE. Il paragone con la riconciliazione tra Francia e Germania è inevitabile. Ma come si può immaginare una convivenza dopo i crimini di guerra, la propaganda televisiva russa che definisce gli ucraini inferiori, o i dibattiti in cui si ride parlando di sterminio degli ucraini che non accettano di diventare “buoni russi”?

Non ho voluto dare un consiglio, solo una certezza: “La Russia sarà sempre il vostro vicino”.

La pace europea passa per la pace ucraina

La riconciliazione franco-tedesca fu possibile perché la Germania, dopo la Seconda Guerra Mondiale, riconobbe la propria colpa. La Russia è lontana anni luce da questo atto di responsabilità.

È anche per questo che la Russia non deve vincere questa guerra. Anche se ora solo l’Europa sostiene apertamente l’Ucraina, visto che Trump si è schierato apertamente con Putin — per motivi che possiamo solo ipotizzare.

Durante il Kyiv Security Forum, Garry Kasparov ha riassunto tutto con lucidità: “In Russia, le riforme arrivano solo dopo una guerra persa.”

La posta in gioco è altissima. La pace dell’Europa dipende dalla pace dell’Ucraina. Per questo l’Ucraina ha bisogno di più sostegno, e il popolo russo ha bisogno di più verità. Verità su come il proprio presidente mente ogni giorno, e su quanti giovani russi sta mandando a morire.

L’autore dell’articolo, Helmut Brandstätter, membro del Parlamento Europeo, eletto in Austria per NEOS, in compagnia di Vladimir Kara-Murza, noto esponente dell’opposizione russa a Vladimir Putin