La Corea del Nord e la guerra in Ucraina: un’alleanza pericolosa

Raniero Maria Cartocci
24/05/2025
Frontiere

Sono tempi cupi quelli che si profilano all’orizzonte per la Corea del Nord. A quasi un mese dall’annuncio – mai ufficializzato, ma fortemente suggerito da fonti occidentali – della partecipazione diretta del regime di Kim Jong-Un alla guerra in Ucraina al fianco della Russia, Pyongyang si trova al centro di un vortice di critiche internazionali, smentite ufficiali e scandali mediatici che ne compromettono ulteriormente l’immagine globale.

Ma per comprendere appieno la portata del coinvolgimento nordcoreano, è necessario fare un passo indietro. Fin dai primi mesi del conflitto, la presenza – seppur solo evocata – del regime di Pyongyang aleggiava come uno spettro sul teatro bellico ucraino. Sebbene inizialmente l’appoggio a Mosca si fosse limitato a dichiarazioni di solidarietà nei confronti del presidente Putin, già nel 2023 cominciarono a circolare informazioni più concrete circa forniture belliche su larga scala. In particolare, si parlava – secondo fonti sudcoreane e statunitensi – di oltre due milioni di proiettili d’artiglieria spediti in Russia, destinati a sostenere le truppe al fronte.

Munizioni obsolete e tensioni interne

In quel periodo emersero online video sempre più frequenti di soldati russi che si lamentavano apertamente della scarsa qualità delle munizioni ricevute dal Ministero della Difesa. Molte di esse, secondo analisi indipendenti e rapporti dell’intelligence occidentale, provenivano dai vecchi arsenali nordcoreani e risalivano agli anni ’80.

Questa situazione contribuì al deterioramento dei rapporti tra il famigerato gruppo Wagner e l’establishment militare russo: i mercenari di Prigožin pretendevano munizioni più affidabili, rifiutando quelle considerate “scarti” provenienti da Pyongyang. Non mancano, a tal proposito, video – ormai ben noti – dello stesso Evgenij Prigožin, all’epoca leader della Wagner (oggi formalmente integrata nelle forze armate russe), in cui denunciava non solo le scelte tattiche del comando russo, ma anche la natura obsoleta e inefficace dell’equipaggiamento ricevuto.

L’invio delle truppe e un esperimento fallimentare

Il punto di svolta è arrivato con lo sfondamento delle linee russe nella regione di Kursk. La pressione crescente esercitata dalle forze ucraine ha reso, secondo diverse fonti di intelligence, inevitabile il ricorso all’invio di truppe nordcoreane. Si è parlato di un contingente iniziale di circa 15.000 soldati, schierati in fretta e furia a sostegno delle forze russe.

Tuttavia, l’esperimento si è rivelato disastroso: gravi difficoltà di comunicazione, dovute alla scarsa conoscenza della lingua russa, e una totale mancanza di coordinamento operativo con le truppe locali hanno provocato pesanti perdite. Il contingente sarebbe stato infine ritirato per un urgente riaddestramento, secondo quanto riportato da alcune fonti militari sudcoreane.

In parallelo, hanno iniziato a circolare online video non verificati, girati presumibilmente da soldati russi ricoverati negli stessi ospedali dei nordcoreani. In queste clip, i militari di Mosca ridicolizzerebbero i colleghi asiatici, mostrandoli disorientati, incapaci di comprendere gli ordini, talvolta emotivamente scossi, o intenti a utilizzare visori VR – solitamente impiegati per il pilotaggio dei droni – per contenuti di intrattenimento non autorizzati. Si tratta, con ogni probabilità, di materiale propagandistico volto a delegittimare l’efficacia del contingente nordcoreano.

Le forniture militari: una cooperazione da miliardi

Ad oggi, secondo una stima del Dipartimento della Difesa statunitense e confermata da analisi sudcoreane, le esportazioni militari nordcoreane a sostegno della Federazione Russa ammonterebbero a circa 21.000 container di materiale bellico. Le forniture comprendono:

•⁠ ⁠Proiettili d’artiglieria da 122 mm a 152 mm
•⁠ ⁠Missili balistici a corto raggio KN-23 e KN-24
•⁠ ⁠Sistemi di lancio multiplo a lungo raggio KN-25
•⁠ ⁠Missili anticarro Bulsae-4
•⁠ ⁠Mortai da 82 mm e 120 mm
•⁠ ⁠Obici semoventi M-1989 Koksan
•⁠ ⁠Sistemi di lancio Yucheon-100
•⁠ ⁠Tecnologie avanzate, inclusi componenti per sottomarini a propulsione nucleare e caccia di quarta generazione

Il valore complessivo stimato di queste esportazioni si aggira intorno ai 20,1 miliardi di dollari – una cifra che certifica non solo l’intensità della cooperazione tra Mosca e Pyongyang, ma anche la pericolosa estensione geopolitica del conflitto in corso.

Un’alleanza strategica, un rischio globale

La crescente complicità militare tra Russia e Corea del Nord rappresenta un fattore di destabilizzazione sia per l’Asia orientale sia per lo scenario euro-atlantico. La violazione sistematica del regime sanzionatorio ONU da parte di Pyongyang, l’accesso di Mosca a tecnologie e forniture alternative a quelle occidentali, e la progressiva normalizzazione diplomatica tra due regimi isolati stanno dando forma a un nuovo asse autoritario che sfida apertamente l’ordine internazionale.

Per la Corea del Nord, questa alleanza è anche un modo per consolidare il proprio status strategico, ottenendo in cambio forniture energetiche e supporto diplomatico. Per la Russia, è un’opzione disperata ma utile per continuare a sostenere lo sforzo bellico. Per l’Occidente, si apre una nuova linea di frizione, che richiederà risposte coordinate, efficaci e non solo simboliche.