L’India si scopre potenza: implicazioni per l’Europa

L’India che cambia il mondo: una nuova sfida strategica per l’Europa
Negli ultimi dieci anni, l’India ha compiuto un salto di qualità straordinario, trasformandosi da “grande promessa” del Sud dell’Asia a protagonista riconosciuto dell’economia globale e della diplomazia multilaterale. Un cambiamento tanto rapido quanto profondo, che oggi pone il subcontinente al centro delle trasformazioni geopolitiche del XXI secolo e obbliga l’Europa a ricalibrare le sue strategie nei confronti di Nuova Delhi, andando oltre l’approccio tradizionale che la vedeva semplicemente come un “mercato emergente”.
Nel 2014, il prodotto interno lordo indiano rappresentava appena il 40% di quello giapponese; oggi, l’economia dell’India ha già superato il Giappone in termini di parità di potere d’acquisto ed è destinata a scalare ulteriormente la classifica globale, avvicinandosi entro il 2030 al livello della Germania a prezzi correnti. Ma al di là dei numeri, ciò che colpisce è la nuova consapevolezza strategica con cui l’India si propone sulla scena internazionale, in un contesto globale segnato dalla rivalità sistemica tra Occidente e Cina, dalla frammentazione delle catene del valore e da un crescente bisogno di “de-risking” e diversificazione.
L’ascesa di un attore sistemico
L’India non è più solo una potenza regionale. È un attore sistemico, capace di esercitare influenza attraverso strumenti diplomatici, economici, tecnologici e culturali. Il suo attivismo nell’Indo-Pacifico — regione che concentra le tensioni e le opportunità strategiche del secolo — è accompagnato da una visione cooperativa che si traduce nella promozione di piattaforme internazionali come l’International Solar Alliance e la Coalition for Disaster Resilient Infrastructure. All’interno del G20, l’India ha svolto un ruolo crescente come voce del Sud Globale, cercando di mediare tra interessi divergenti e di offrire soluzioni multilaterali a sfide comuni.
Anche sul piano interno, l’India ha intrapreso riforme significative per migliorare il proprio ambiente economico e attrarre investimenti: dall’introduzione della tassa nazionale sui beni e servizi (GST) all’espansione dell’e-governance e alla digitalizzazione dell’economia. Questi passi hanno reso più prevedibile e attrattivo il contesto normativo, pur lasciando inalterata la necessità di comprendere le profonde diversità che attraversano i 28 Stati federati del paese, ciascuno con le proprie peculiarità industriali, culturali e politiche. L’India è la più grande democrazia del mondo, un modello di pluralismo religioso, linguistico ed etnico che troppo spesso viene dato per scontato.
Sicurezza regionale e implicazioni per l’Europa
Le recenti tensioni tra India e Pakistan, innescate dall’attacco terroristico del 22 aprile 2025 a Pahalgam, in cui hanno perso la vita 26 turisti, hanno riacceso le preoccupazioni per la stabilità nella regione del Kashmir. L’India ha attribuito la responsabilità dell’attacco a gruppi militanti con base in Pakistan, mentre Islamabad ha negato ogni coinvolgimento. In risposta, l’India ha adottato misure drastiche, tra cui l’espulsione di diplomatici pakistani, la sospensione del Trattato delle Acque dell’Indo e il divieto di importazioni dal Pakistan. A sua volta, il Pakistan ha effettuato un test di un missile balistico e ha chiuso il proprio spazio aereo agli aerei indiani.
Questa escalation evidenzia le sfide che l’India deve affrontare nel mantenere la sicurezza regionale, un aspetto cruciale per l’Europa nel considerare l’India come partner strategico. La stabilità nel subcontinente è fondamentale per le iniziative comuni in materia di sicurezza, commercio e tecnologia. Pertanto, l’Europa deve tenere conto di queste dinamiche nel rafforzare la cooperazione con l’India, promuovendo al contempo il dialogo e la pace nella regione.
L’Europa tra dipendenze e opportunità
In questo scenario, anche l’Europa si trova a un bivio. La necessità di ridurre le dipendenze strategiche dalla Cina e l’instabilità del legame transatlantico spingono Bruxelles a cercare nuovi poli di equilibrio. L’India emerge così come un partner naturale, con cui costruire non solo relazioni commerciali, ma anche piattaforme condivise per la sicurezza, la resilienza delle filiere industriali, la connettività sostenibile e lo sviluppo tecnologico.
Dopo quasi un decennio di stasi, i negoziati per un Accordo di libero scambio (FTA) tra l’Unione Europea e l’India sono ripresi nel giugno 2022. Il loro completamento, previsto idealmente entro il 2025, sancirebbe l’ingresso dell’India nel ristretto gruppo di partner commerciali “preferenziali” dell’UE. Parallelamente, sono stati firmati due strumenti strategici: una roadmap digitale con focus su intelligenza artificiale affidabile, tecnologie 5G/6G e semiconduttori, e un partenariato per la connettività sostenibile che alimenterà lo sviluppo del Corridoio India–Medio Oriente–Europa (IMEC), pensato come alternativa alle rotte globali dominate dalla Cina.

Per le imprese europee, questi sviluppi si traducono in maggiore prevedibilità normativa, progressiva riduzione dei dazi in settori chiave, standard comuni su e-commerce e protezione dei dati, riconoscimento reciproco delle indicazioni geografiche, e corsie preferenziali per visti d’affari e mobilità dei talenti.
Soft power e fattori intangibili
Tuttavia, per cogliere appieno le opportunità offerte dal mercato indiano, l’Europa deve prestare attenzione anche alle dinamiche “soft” che caratterizzano il rapporto con Nuova Delhi. La narrazione pubblica, la percezione reputazionale dei paesi stranieri e la sensibilità nei confronti delle identità culturali sono elementi centrali per instaurare relazioni durature. In un sistema federale complesso, il successo non dipende solo da accordi a livello centrale, ma anche dalla capacità di comprendere le reti industriali locali, i programmi di incentivazione statali e le dinamiche politiche regionali.
Nei settori più strategici — come difesa, telecomunicazioni, dati sanitari — il governo indiano mantiene un elevato livello di controllo e impone condizioni rigorose per l’ingresso di partner stranieri. Questo richiede attenzione alla compliance normativa, trasparenza nei processi di investimento, e una strategia di medio-lungo periodo fondata sulla fiducia reciproca.

Verso il 2030: un’agenda comune da costruire
Guardando al 2030, la posta in gioco è alta. La crescente competizione nel cuore dell’Indo-Pacifico — tra filiere “China +1”, tensioni nel Mar Cinese Meridionale, nuove rotte energetiche e digitali — rende l’India un partner strategico imprescindibile per un’Europa che vuole restare protagonista nello scenario globale. Ma questo partenariato non potrà basarsi su formule astratte: dovrà tradursi in investimenti concreti, progetti congiunti, trasferimento di competenze, co-innovazione tecnologica e apertura reciproca dei mercati.
L’India può diventare il banco di prova per una politica industriale europea che si misura fuori dai confini del mercato interno, mettendo alla prova la capacità dell’UE di operare come attore geopolitico coerente. La sfida per le istituzioni europee è duplice: costruire un quadro normativo favorevole alla cooperazione economica, e accompagnare le imprese in un percorso di adattamento culturale e strategico alle specificità indiane.
Per le aziende e gli attori europei che sapranno cogliere questa transizione con spirito di lungo periodo, l’India rappresenta un’opportunità straordinaria: non solo per entrare in uno dei mercati più dinamici del mondo, ma per contribuire a disegnare un nuovo equilibrio multipolare, nel quale Europa e India possano riconoscersi come partner paritari nella costruzione dell’ordine globale del futuro.
La potenza di cui dobbiamo diventare alleati
Insomma, l’India ha finalmente scoperto di essere una potenza. Questa nuova postura internazionale non è effimera. In questo contesto, l’Europa ha l’opportunità — forse irripetibile — di affiancare l’India non solo come investitore o esportatore, ma come partner strategico. Significa riconoscere la centralità del subcontinente nella ridefinizione degli equilibri globali, costruire legami che vadano oltre la congiuntura economica, investire in relazioni di lungo periodo basate su rispetto, reciprocità e visione condivisa. L’India si è messa in cammino. L’Europa, se saprà camminare al suo fianco, potrà riscoprire un ruolo attivo nella costruzione del mondo che verrà.