Il balletto del 1° maggio e le altre prove che il problema è l’odio per gli ebrei

Per troppi nostri amici che si interessano al conflitto mediorientale, Netanyahu e i suoi crimini sono palesemente un mero pretesto per sdoganare l’odio verso Israele e verso gli ebrei, che hanno commesso l’imperdonabile colpa di avere un loro paese libero e indipendente dove vivere in pace, come ce l’ha chiunque di noi.
È un odio che precede di molto Bibi e tutti i suoi errori (ultimo tra i quali un attacco con i droni in acque maltesi contro una nave civile che portava rifornimenti a Gaza) e che sfrutta Bibi e tutti i suoi errori per darsi una patina di nobiltà morale.
Del resto, se così non fosse, quei nostri amici tanto sensibili alle disgrazie degli arabi palestinesi rilancerebbero anche notizie importanti come le rivolte contro Hamas degli stessi abitanti di Gaza, i furti continui e sistematici degli aiuti umanitari compiuti dai terroristi che vengono denunciati dagli stessi palestinesi, i racconti di prima mano degli esuli palestinesi che vengono perseguitati da Hamas persino qui in Europa, o l’assurdo appello “Bruciate tutto!” lanciato da Hamas mentre gli incendi soffocavano Gerusalemme.
Gli aguzzini che governano Gaza – ormai lo sanno anche le pietre – sono gente che preferisce vedere i propri figli morire in massa pur di mettere in difficoltà Israele (e pur di continuare a lucrare sui fondi dell’UNRWA e di altri finanziatori internazionali). I leader di Hamas lo hanno dichiarato con candore, più e più volte, ogni volta che hanno piazzato arsenali e centri di comando sotto scuole e ospedali: “Abbiamo bisogno del sangue di donne e bambini per risvegliare il nostro spirito rivoluzionario“.
Se la sensibilità verso gli arabi palestinesi fosse ispirata da una genuina compassione, e non fosse solo una foglia di fico per coprire il disprezzo verso gli ebrei, perché tante persone si sentirebbero autorizzate a voltarsi dall’altra parte e a non reagire di fronte alla violenza antisemita che qui da noi dilaga ormai in totale impunità, a tal punto che si possono scagliare attacchi quotidiani contro Liliana Segre (Liliana Segre!) senza temere alcun danno per la propria reputazione?
Sensibilità compassione, non dovrebbero muoversi in entrambe le direzioni?
In Israele esiste un’opposizione democratica e civile contro il governo di Netanyahu, e anche contro la guerra, o perlomeno contro gli obiettivi sbagliati che Netanyahu ha imposto alla guerra.
Lo stato di diritto protegge questa opposizione. Dall’altra parte, poi, timidamente e nonostante la violenta repressione messa in atto dai terroristi, e nonostante una cultura antiebraica soffocante che permea ogni livello della società palestinese, sta affiorando un’opposizione anche a Gaza.
Sarebbe quindi il momento perfetto per chi volesse davvero sostenere soluzioni di compromesso a vantaggio dei civili di entrambe le parti, previa la graduale emarginazione dei governi oltranzisti di entrambe le parti.
E invece i nostri amici cosa fanno?
Il primo maggio vanno al concerto e ballicchiano sulle note di una canzone ebraica al grido di “Palestina libera”. “Libera”, s’intende, dagli ebrei: questo è il significato storico che i terroristi hanno sempre attribuito a quel grido, ‘dal fiume al mare’.
Leggiamo, invece, studiamo la storia, esaminiamo i fatti. Troviamo dentro di noi quella minima scintilla di coraggio che ci permetta di essere almeno onesti intellettualmente, se non proprio impegnati per una soluzione che sarà anche poco sexy ma è più necessaria che mai.